martedì 18 novembre 2008

L'(in)editoriale: quando la penna val più dell'inchiostro

Viene prima l'uovo o la gallina? Un detto talmente logoro che può essere applicato anche al campo giornalistico. Viene prima la firma o il dovere di informare?
Santa Milena Gabanelli illuminaci! Il pensierino dell'(in) editoriale di oggi è rivolto, come spesso accade, ai giornalisti. A quelli "veri", che vivono la loro vita dentro le redazioni, tra milioni di parole, di punti e virgola, di copia e incolla, limature, battute, allarga qui, stringi là, taglia questo, aggiungi l'inciso che fa molto "questa è la considerazione del giornalista".
Dal canto suo la simil giornalista ha poca esperienza, si avvicina alle cose del mondo sempre con molta curiosità e forse eccessivo entusiasmo, meravigliata da qualsivoglia espressione dell'animo umano. Un comunicato sul niente, un progetto megalomane, una polemica avvizzita, le solite bagarre che finiscono a pizza e fichi, perché i taralucci e il vin santo sono finiti da un pezzo.
Una semplice collaboratrice alla fine ha le sue idee, la sua dimensione sociale del territorio che segue, attraverso la quale finisce col conoscere quello che i lettori vorrebbero leggere. I temi pregnanti e le civetterie della cronaca a volte fanno correre il rischio di pubblicare solo notizie ..notiziabili e non quelle che veramente dovrebbero informare.
E così, quella che pare una cosa importante per la curiosità dei lettori, finisce nel mucchio di battute al vento, alla stregua di una semplice doxa. "Forse mi sono sbagliata" è la risposta più immediata. "Non era importante". Però rimane il dubbio.
E allora mi chiedo: "perché"? Ci sono cose che non mi convincono in questo modo di fare giornalismo, con l'idea che tutto sia scontato e che va bene lo stesso.
Prendere con leggerezza le cose serie: caro Oscar (Wilde) saresti un gran giornalista ai giorni nostri.