venerdì 28 dicembre 2007

Ventidue euro per una cartolina

GIOIELLA - Un paese international, Gioiella. Alcuni giorni fa su Ebay è stata battuta un'asta on line che ha visto in vendita una vecchia, che dico, antica cartolina che raffigura Piazza San Lorenzo. Una carrozza d'epoca e un gruppetto di persone che fa finta di camminare nella piazza, su consiglio del fotografo (anche oggi funziona così sbaglio?). Lo scatto risale agli inizi del secolo scorso, o almeno questo si può pensare dagli elementi presenti nel campo visivo della cartolina. In tempi di progetti e "piazze nuove" come quella che diventerà la moderna Piazza San Lorenzo di Gioiella, è davvero interessante trovarsi in mano un simile "gioiellino" d'epoca. Il venditore di Ebay è - udite udite - di San Miniato in provincia di Pisa e colui che si aggiudicatola stampa antica , quale unico acquirente, è castiglionese (nickname "Corgna"), a giudicare dal codice di avviamento postale inserito nel suo profilo utente, ossia 06060 (riferito alla data di iscrizione, precedente all'aggiornamento dei codici di un anno fa)
Insomma, ventidue euro più spese di spedizione per far tornare nella terra natia un pezzo di storia. Un gioiello di Gioiella.. scusate il calembour ma mi è scappato?! Ora che ci penso.. se il progetto di restyling della piazza non fosse già pronto, si potrebbe azzardare l'ipotesi di far tornare l'area ai fasti di un secolo fa sulla base di questo reperto storico.. chissà che l'acquirente non sia qualcuno dell'Ufficio Tecnico del Comune..

giovedì 27 dicembre 2007

RIDATECI LA VENERE DI MILO

Post per una bellezza biodegrabile.
"La bellezza salverà il mondo". Quanto ottimismo nell'aforisma di Fedor Dostoevskij (L'Idiota)!

Se il compianto "genio crudele" tornasse a vivere nei giorni nostri, si renderebbe conto che l'ambigua frase ha perso ogni suo contenuto semantico per diventare uno slogan pubblicitario. Di qualche crema miracolosa, di una clinica privata specializzata in liposuzione o stiramenti vari.
Eppure, la cosa che mi angoscia in questo Natale, fin troppo tranquillo per essere foriero di bontà, è che intorno a me vedo fiorire e sbocciare seni floridi come nulla fosse. Passa una settimana e l'esile giunco che collezionava Wonderbra si trasforma in una bambolotta gonfiabile, tanto che a mala pena i bottoni della camicetta riescono a tenere tanto ben di Dio. O ancora, quel decolletè tanto invidiato, che quasi idolatravo perché naturalmente bello, in realtà ha il cartellino della Silicon Valley.

Ragazzi, ma dove è andata a finire la Venere di Milo? "Aridatece" Alessandro di Antiochia e il suo scalpello! Capisco che quando questo fine scultore greco ci ha consegnato la sua splendida creatura non esisteva ancora la Somatoline in crema, non c'era la Sacher, il salamino piccante e nemmeno la Nutella.
Questo corpo, scolpito nel lontano 130 a.C, con un gusto vagamente materno, che non ha nulla di anoressico, ma un seno da coppa di champagne e due fianchi importanti, è ancora il simbolo dell'armonia e del "bello" platonicamente inteso.

Eppure, in questi giorni da nuovo millennio, un seno rigoglioso e gommoso non è un sogno ma una tentazione. Caro Alessandro, grazie per averci dato una lezione di bellezza, di arte e di armonia.
L'augurio è che l'insegnamento rimanga sempre in mente. Ma noi, generazioni del futuro, siamo un pò bizzarri. Spendiamo cifre assurde per comprare i mobili all'Ikea ogni due anni, e disdegnamo i mobili in castagno perché durano e costano troppo. Lottiamo per un ambiente migliore e poi non facciamo niente per ridurre la produzione di rifiuti pro capite.

Cose d'altri tempi, lo so.
Noi abbiamo Victoria, Pamela, Elisabetta Giorgia, Anna, Alba, ma di Venere biodegrabile neanche una. O almeno poche, e senza chance di successo.

mercoledì 26 dicembre 2007

EX SAI AMBROSINI. UNA "STORIA SAPONOSA". un menage a tre tra Provincia, Comune di centro destra e opposizione

Occorre una premessa. Nel 2008 Passignano vedrà il rinnovo di giunta e consiglio, con la nuova tornata delle amministrative. E il centro destra, attualmente al governo, ha quasi completato il programma elettorale, manca solo il progetto di recupero per l'ex Sai.

Caro figliuolo, qui una volta era tutta campagna elettorale.
PASSIGNANO - "Questo è il Natale della Sai", ha detto l'assessore al Bilancio Nazareno Bianconi, durante il consiglio comunale prenatalizio in cui si sarebbe approvato il piano di recupero per l'area dell'ex Sai Ambrosini. Il progetto sostanzialmente è sempre quello. E ci tiene a precisarlo, il centro destra, per evitare che le forze politiche avversarie cavalchino l'onda del "vedi, te l'avevo detto". Così, all'indomani del consiglio, sulla stampa (solo Giornale dell'Umbria e Corriere dell'Umbria) esce la notizia che l'assise ha dato l'ok al piano di recupero con i voti favorevoli della sola maggioranza (of course), quello contrario della capogruppo dell'opposizione, Alba Cavicchi, e l'astensione dell'"altra sinistra" di Faliero Coccolini. E scatta l'ira di Dio, perché l'evento eccezziunal verament non ha avuto la meritata risonanza mediatica. E soprattutto con i "nomi" giusti. Non si fanno queste cose nell'anticamera della campagna elettorale. Si, proprio in questo "non luogo" della dialettica politica, dove si decidono - in buona sostanza e anche materialmente - le azioni per la campagna ufficiale che impegnerà i tre mesi precedenti le elezioni amministrative. D'altro canto, però, la sinistra era stranamente e casualmente a letto con la febbre, sia la consigliera Pasquali che Pinaglia. Con un ulteriore seggio vuoto (quello di Trinari), tra i banchi dell'opposizione era seduta una abbacchiata Cavicchi, che non ha sfoderato un discorso brillante, e un Coccolini dal pensiero bitorsoluto e mastelliano, che s'è pure beccato una strisciata dalla capogruppo Cavicchi.

UNA STORIA SAPONOSA
Assume sempre più i contorni di una soap opera la storia della Sai. Almeno per le vicende che hanno interessato l'ultimo biennio. "Un intrigante menage a tre tra la Provincia, il Comune di centro destra e l'opposizione di centro sinistra", potrebbe annunciare la voce narrante fuori campo. E poi parte la sigla con i titoli del cast.
Le foto degli attori e il copione. Gli habitué di Palazzo Cesaroni dichiarano con occhi posseduti e bava alla bocca che la presidente Lorenzetti imponga ai giornalisti Rai le domande da fare, e che non si sgarri di una virgola. (A me, piccola e insignificante reporterina di una emittente locale ha lasciato carta bianca, ma sulla questione sicurezza ho bypassato perché avevo mal di stomaco e volevo andarmene a casa mia.Pardon) Nei palazzi comunali del Trasimeno qualcuno pensa di poter fare altrettanto, forse perché a volte il rapporto di collaborazione tra un politicante locale e il collaboratore di una testata giornalistica è molto più umano e schietto di quello che si respira nei locali della politica d'alto bordo. Più la poltrona scotta, più si stringe la maglia tra gli interlocutori pubblici. "Non mi hai citato" mi sono sentita dire, con voce scocciata assai, all'indomani dell'uscita dell'articolo sul piano della Sai approvato. E per di più senza una foto. Scusate se ho dato spazio al progetto, misero protagonista della telenovela!

Il cast. Dopo la bocciatura da parte della Provincia (era il due aprile scorso, delibera n° 171), il Comune ha ventilato l'ipotesi di fare ricorso al Tar, ma il buon senso politico ha prevalso, per entrambe le parti. Si ricordi che in mano alla giunta passignanese c'è una lettera firmata dalle forze politiche di centro sinistra e indirizzata ai presidenti di Regione e Provincia, affinché si ravvedessero della questione e del fatto che la Cdl stava prendendo "la mira" sul bersaglio della Sai. Insomma, sindrome berlusconiana del complotto a parte, o inciucio al modo della sinistra, sta di fatto che sono ripartite le trattative tra Provincia, Comune, società proprietaria dell'area Sai e con la presenza straordinaria della Soprintendenza (sai com'è, a certi ospiti e sempre meglio ar vedere prima la casa..).
I numeri di produzione per la Sai. Il progetto è una rimodulazione di quello presentato alla cittadinanza ad aprile con una differenza di volumetria complessiva di 30 mila mc in meno: dai precedenti 201 mila metri cubi si scende a 172 mila, ripartiti in 92 mila 202 per l’area residenziale, 63 mila 759 per il commerciale/direzionale, 18mila per la destinazione turistica e produttiva. Quello che desta un simpatico interesse e fa tremare il sorriso sotto i baffi è il "colpo di gomma" della Provincia. Dalla pianificazione iniziale l'Ente ha cancellato la parte demaniale, che dovrà essere definita in modo più chiaro. Via la piazza acquatica, il pontile (sarebbe stato il terzo a Passignano) e la darsena dalla zona ad uso turistico. Nel capannone più imponente sorgerà al primo piano un centro commerciale, al secondo un auditorium per congressi, e al terzo un giardino pensile, mentre nelle immediate pertinenze sarà realizzato un parcheggio da 800 posti. Infine, l’anfiteatro è stato ridisegnato rispetto alla disposizione originaria, come anche alcune delle palazzine dell’area turistica, ma è rimasta invariata l’altezza complessiva degli edifici, non superiore ai 12 metri e mezzo.

Ai numeri vanno aggiunte le milioni di parole che ancora dovranno essere scritte sui passaggi burocratici futuri - perchè l'iter ora prevede che il piano approdi in Provincia.
E se si verificasse una seconda bocciatura?
L'ottimismo, specialmente quello politico, non è mai infondato..














giovedì 20 dicembre 2007

Chi l'ha visto? Martac desaparecido


Abbiamo perso un collaboratore di Trasìmeno Freestyle! Chiunque lo abbia visto contatti la simil redazione! Ci hanno inviato questa foto. Che sia stato rapito?

DUE MILIONI DI REGALI SOTTO L'ALBERO AL TRASIMENO.

"Non sono affari che la riguardano", mi ha risposto una signora al telefono. La domanda era: "Ha già pensato a quanto spenderà per regali e pranzo di Natale?", quesito di un sondaggio telefonico che ha interessato 30 persone del comprensorio lacustre. Domanda inopportuna o emotivamente acre?
Signora, è Natale, stia tranquilla, passerà presto dal giovedi successivo (il 27) potrà tornare a digrignare i denti per le beghe quotidiane, i grandi problemi e le in****** familiari.
Sette giorni l'anno mi sembra un tempo accettabile per sopportare un pò di sana gioia. N'est-ce que pas signò?

(da Il Giornale dell'Umbria del 16 dicembre)
CASTIGLIONE DEL LAGO - Sotto l’albero le bollette, le rate del mutuo da pagare e i rincari per le spese domestiche fisse, cioè luce, acqua e riscaldamento. L’alter ego del Natale in riva al lago sembra essere questo, a quanto emerge da un’intervista telefonica su un campione di 30 famiglie del Trasimeno a cui è stato chiesto quanto avrebbero speso per regali e pranzo (o cena) del Natale. Come tutte le statistiche, i dati restituiscono un quadro verosimile, una panoramica interessante sulle abitudini della popolazione. Soprattutto in un periodo come le festività natalizie, tra i più difficili per il portafoglio. Fuori le vetrine sfavillanti dei negozi, dentro casa la cinghia è sempre più tirata e per alcuni il giorno dell’Avvento diventa, con una punta di amarezza, una data qualsiasi in calendario. Sulla base delle risposte fornite dalle trenta famiglie intervistate, abbiamo azzardato una cifra che traduca – sempre statisticamente – il budget complessivo che le famiglie degli otto comuni lacustri spenderanno per i regali di Natale. Finiranno “incartati” tra coccarde e lustrini circa due milioni e 368 mila euro, mentre per il pranzo la cifra si dimezza, ma è risultato meno facile rielaborare le risposte fornite in una cifra. Per effettuare il calcolo è stata moltiplicata la media tra ciascun budget di spesa dichiarato dagli intervistati, per il numero complessivo di nuclei familiari registrati all’anagrafe (fonte Istat 2005). Insomma, due milioni e 368 mila per le 22 mila 223 famiglie che vivono nel comprensorio lacustre, ciascuna delle quali metterà sotto l’albero poco più di 106 euro in regali. Tra i trenta intervistati solo sei lasceranno sotto l’albero oltre 200 euro, mentre undici si fermeranno al centone. C’è anche qualche spudorato, che sostiene di “aver deciso di eliminare qualsiasi budget si spesa e di acquistare regali per amici e parenti senza veti al portafoglio”, un caso estremo che vede al secondo posto una signora castiglionese generosa, che per Natale “investirà” in regali per i bambini una cifra come 600 euro, ma “per i nipoti sarei disposta a spendere anche la pensione”. Già, la pensione: è la prima unità di misura per calibrare le spese delle feste. Nel sondaggio tredici famiglie hanno risposto che non solo non faranno nessun regalo, ma anche il banchetto dell’Avvento sarà parsimonioso e con piatti fatti in casa. Quando la tradizione si sposa con l’esigenza. Dall’altra parte c’è chi al regalino non rinuncia proprio. Curioso in tal senso l’atteggiamento degli spartani che non faranno regali ad alcuno, ma solo ai bambini, consegnando loro una bustina con qualche soldino o un giocattolo. E se proprio occorre fare un regalo, è meglio se si tratta di beni alimentari, dolci natalizi, insaccati o la classica bottiglia di vino buono, meglio se fatto in casa. Il fai da te sarà il piatto forte anche in tavola: la media del pranzo oscilla tra i 100 e i 150 euro. Banditi cibi esotici o costosi, se la famiglia non è numerosa si rimane facilmente sotto questa cifra, magari lasciando qualche spiccolo per una buona marca di spumante con cui brindare a tempi migliori.

..tutti siamo un pò dei piccoli fiammiferai..

Natale, non è mica solo regali e "siamo tutti più buoni". La simil redazione di Trasìmeno Freestyle vi propone qualche riga su cui riflettere, poi potrete riprendere la vostra navigazione in Internet a lla ricerca di notizie, regali, siti interessanti. Sotto il maglioncino della Ralph Lauren ( quello col "cavallone" lanciato due anni fa) siete dei piccoli fiammierai anche voi. Si anche tu che stai pensando a cosa mettere il giorno di Natale che non sia tremendamente scontato, o cosa abbinare alle calze grigie in tricot.
Buon Natale ai tutti voi, fashionisti, globe trotter, quel pizzichino anarchici e pure eco chic, ecco lasciatevi sempre un fiammiferino in tasca..almeno in questi giorni teneri e caldi soffocati dalle luci e dalle vetrine ammiccanti.
(dedicato a mia nonna Lidia)

La piccola fiammiferaia - di Hans Christian Andersen

Era l'ultimo giorno dell'anno: faceva molto freddo e cominciava a nevicare. Una povera bambina camminava per la strada con la testa e i piedi nudi. Quando era uscita di casa, aveva ai piedi le pantofole che, però, non aveva potuto tenere per molto tempo, essendo troppo grandi per lei e già troppo usate dalla madre negli anni precedenti. Le pantofole erano così sformate che la bambina le aveva perse attraversando di corsa una strada: una era caduta in un canaletto di scolo dell'acqua, l'altra era stata portata via da un monello. La bambina camminava con i piedi lividi dal freddo. Teneva nel suo vecchio grembiule un gran numero di fiammiferi che non era riuscita a vendere a nessuno perché le strade erano deserte. Per la piccola venditrice era stata una brutta giornata e le sue tasche erano vuote. La bambina aveva molta fame e molto freddo. Sui suoi lunghi capelli biondi cadevano i fiocchi di neve mentre tutte le finestre erano illuminate e i profumi degli arrosti si diffondevano nella strada; era l'ultimo giorno dell'anno e lei non pensava ad altro! Si sedette in un angolo, fra due case. Il freddo l'assaliva sempre più. Non osava ritornarsene a casa senza un soldo, perché il padre l'avrebbe picchiata. Per riscaldarsi le dita congelate, prese un fiammifero dalla scatola e crac! Lo strofinò contro il muro. Si accese una fiamma calda e brillante. Si accese una luce bizzarra, alla bambina sembrò di vedere una stufa di rame luccicante nella quale bruciavano alcuni ceppi. Avvicinò i suoi piedini al fuoco... ma la fiamma si spense e la stufa scomparve. La bambina accese un secondo fiammifero: questa volta la luce fu così intensa che poté immaginare nella casa vicina una tavola ricoperta da una bianca tovaglia sulla quale erano sistemati piatti deliziosi, decorati graziosamente. Un'oca arrosto le strizzò l'occhio e subito si diresse verso di lei. La bambina le tese le mani... ma la visione scomparve quando si spense il fiammifero. Giunse così la notte. "Ancora uno!" disse la bambina. Crac! Appena acceso, s'immaginò di essere vicina ad un albero di Natale. Era ancora più bello di quello che aveva visto l'anno prima nella vetrina di un negozio. Mille candeline brillavano sui suoi rami, illuminando giocattoli meravigliosi. Volle afferrarli... il fiammifero si spense... le fiammelle sembrarono salire in cielo... ma in realtà erano le stelle. Una di loro cadde, tracciando una lunga scia nella notte. La bambina pensò allora alla nonna, che amava tanto, ma che era morta. La vecchia nonna le aveva detto spesso: Quando cade una stella, c' è un'anima che sale in cielo". La bambina prese un'altro fiammifero e lo strofinò sul muro: nella luce le sembrò di vedere la nonna con un lungo grembiule sulla gonna e uno scialle frangiato sulle spalle. Le sorrise con dolcezza.- Nonna! - gridò la bambina tendendole le braccia, - portami con te! So che quando il fiammifero si spegnerà anche tu sparirai come la stufa di rame, l'oca arrostita e il bell'albero di Natale.La bambina allora accese rapidamente i fiammiferi di un'altra scatoletta, uno dopo l'altro, perché voleva continuare a vedere la nonna. I fiammiferi diffusero una luce più intensa di quella del giorno:"Vieni!" disse la nonna, prendendo la bambina fra le braccia e volarono via insieme nel gran bagliore. Erano così leggere che arrivarono velocemente in Paradiso; là dove non fa freddo e non si soffre la fame! Al mattino del primo giorno dell'anno nuovo, i primi passanti scoprirono il corpicino senza vita della bambina. Pensarono che la piccola avesse voluto riscaldarsi con la debole fiamma dei fiammiferi le cui scatole erano per terra. Non potevano sapere che la nonna era venuta a cercarla per portarla in cielo con lei. Nessuno di loro era degno di conoscere un simile segreto!

martedì 18 dicembre 2007

COCA E FUMO IN TABACCHERIA

(questo post lo dedico al mio "amico" Igor, se mai capiterà da queste parti)
La Cocacola Company corteggia la Fit con una bibita dalle mille bollicine, e l'accordo è presto fatto. La Federazione Italiana Tabaccai ha siglato una convenzione con il famoso brand per la commercializzazione e la rivendita dei suoi prodotti, alla luce della nuova normativa in termini di tabella speciale per i tabaccai. In sostanza, con questa firma dal sapore dolce, gli associati Fit che aderiranno all'iniziativa, potranno avere una frigovetrina in comodato d'uso per esporre i prodotti targati "Coca Cola". Si chiama vendita d'impulso. Del Tipo: "vorrei un pacchetto di Camel", e siccome il cammello fa venire in mente il deserto e questo maledetto gobbuto riesce a trattenere liquidi per lunghi viaggi, e io no, "mi prendo anche una coca, anzi una Kinley (acqua tonica del marchio, ndr) così digerisco, sa ho mangiato i rosticini con le patate e ora ce l'ho tutti qua..".

Ma non solo. La convenzione con la benemerita Coca Cola permetterà alla categoria di vendere i prodotti con un 2% di sconto rispetto al prezzo di mercato per "essere più competitivi".

Senza molti fronzoli, vorrei consigliare a tutti i tabaccai di provare questa esperienza eccitante (in tutti i sensi). All'inizio è vantaggiosa, poi il retail della Coca e dei suoi "gasatissimi" rappresentanti se ne infischierà delle vostre prerogative e comincerà a corteggiare anche la boutique alla vostra destra, la coiffeur alla vostra sinistra, perfino il negozio di animali dirimpettaio alla vostra attività. E a quel punto quel 2% in meno racconterà la stessa storia della riduzione dell'aggio per le ricariche telefoniche dopo la lenzuolata di Bersani.

Capisco che ampliare il proprio portafoglio prodotti - oggi - è indispensabile per sopravvivere ma non condivido questa scelta. Si critica aspramente l'american life style, consumista, a volte foriero e testimone di un disagio notevole a più livelli. Poi però le scelte politiche ed economiche - dalla stanza dei bottoni al tavolo del manager - sono sempre orientate a far produrre, vendere, consumare.
In farmacia trovi lo smalto della Deborah, dal macellaio la zuppiera in porcellana da regalare alla zia per Natale, e mentre ti stai facendo una piega dalla parrucchiera ti vendono l'olio novello biologico di produzione propria (una bottiglia è esposta alla cassa).
Eppure pensavo di stare in Italia, e non in uno di quei shop in the shop che si vedono nei film made in America.

Ma mi rendo conto che la mia posizione potrebbe essere fraintesa, rischio di sembrare una spia della Reboc, comitato internazionale per il boicottaggio della Coca Cola. Ce n'è uno anche Castiglione del Lago, ma ho visto che i suoi associati si vestono con le Nike ai piedi. Bella roba.
In fondo, come diveva Vasco, bevi la Coca Cola, che ti fa digerire...

sabato 15 dicembre 2007

Comunicazione di servizio

Ai gentilissimi utenti di questo blog, casuali, involontari, loro malgrado o fidati lettori.. vorrei comunicare che fino a lunedi non verranno pubblicate news e commenti. Perché? Ho i capelli elettrici, urge riposo lontano da qualsiasi fonte elettromagnetica, virtuale, informatica, formale e di informazione! In questi due giorni solo lettura e meditazione pre natalizia. Attività che, ahimè sono diventate un gran lusso, e pertanto godibili solo ogni tanto.
Trasìmeno Freestyle tornerà lunedi, intanto alcune succulente anticipazioni. E qualche gossip politico da leccarsi e baffi..

L'assessore regionale alla Sanità, Maurizio Rosi, non la manda giù....

Chianina: la filiera corta offre una migliore garanzia di qualità del prodotto?

Due Milioni di euro in regali di Natale al Trasimeno

I "Focofieno" tornano a soprendere con una nuova piece teatrale

CITTÀ DELLA PIEVE – Attori giovani, in qualche caso ancora "giovanissimi" (non me ne vogliano) ma pieni di sorprese. Sono i commedianti che saliranno sul palco del Teatro degli Avvaloranti di Città della Pieve il prossimo 22 dicembre alle 21 con "La Locanda delle attese", per la regia di Valentina Bischi. Ho conosciuto questo giovane gruppo teatrale un anno fa, quando Marina - una delle fondatrici dell'associazione pievese "Donne La Rosa" - mi invitò a vederli impegnati nelle prove dello spettacolo "Falò". Telecamera e microfono alla mano - allora avevo la piccola panasonic, poverina - dedicai loro uno dei migliori servizi che abbia mai fatto. Forse perché, lo confesso, rimasi affascinata da quell'arte improvvisata e al tempo stesso molto professionale, capace di catturarati lo sguardo fino a che non cala il sipario. "Falò" era uno spettacolo magico: storie di vita vissuta, in quel secondo dopo guerra che vedeva in ginocchio mezza Italia e l'altra metà pronta a rialzarsi in piedi per ripartire. Gli attori, tutti ventenni e qualche liceale, raccontavano in un monologo la storia del proprio personaggio, storia ricostruita sui racconti e le testimonianze di tante agees di Città della Pieve.
Lo spettacolo ha avuto talmente tanto successo da essere ospitato anche su altri importanti palchi, e addirittura della vicina toscana. Per citarne uso - e scusate se è poco - il Teatro Povero di Monticchiello, che del teatro vero e realista ha fatto il suo marchio doc.Con "La locanda delle attese" il cast guidato da Valentina Bischi è pronto a bissare il successo di Falò, riportando a casa un nuovo pieno di applausi.

Date:
22 dicembre ore 21 Teatro degli Avvaloranti - Città della pieve
29 dicembre ore 21,30 Teatro Comunale - Sarteano (SI)
30 dicembre ore 17,30 Teatro Comunale - Sartenao (SI)

domenica 9 dicembre 2007

CI VEDIAMO IN CENTRO PER LE PROSSIME AMMINISTRATIVE?

CASTIGLIONE DEL LAGO - Prove di un dialogo impossibile, ma non troppo. La prossima tornata amministrativa in sette comuni del Trasimeno è fissata per la fine della primavera 2009, una data ben impressa nella mente di chi passeggia per i corridoi di Palazzo Ducale, ma anche fuori della sede municipale.
Eh si, perché qualcuno che frequenta l'ambiente castiglionese sostiene "che arrivato a questa situazione (ricopre una carica di presidenza ma non istituzionale), non mi conviene economicamente fare il sindaco". Ma tant'è. L'insalubre desiderio emerge tanto più quanto ci si avvicina alla data delle amministrative, e lo conferma la simpatica giostrina che questo personaggio pubblico del Castiglionese sta facendo intorno ad esponenti di destra e di sinistra del consiglio comunale. Mission impossible: costituire una lista civica. Dentro, di tutto di più. L'illustre professore ordinario de "La Sapienza", Franco Ferrarotti, nel suo saggio "Vita e morte di una classe dirigente" (Edizioni dell'Università Popolare, 2007) sostiene che i politici italiani - quelli di Roma s'intende - negli ultimi trenta anni si sono preoccupati più di durare che di dirigere. Ebbene, qualche aspirante all'appuntamento del 2009 mira soprattutto ad arrivare, ancora prima che a durare, sviluppando il suo desiderio attraverso il concetto del trasformismo: patria della Dc, eredità di lunga memoria in mano a Forza Italia e Ds.
E allora perché non applicare questa formula politica anche al constesto politico- istituzionale"de noantri"? Presto detto e fatto. Durante il penultimo consiglio comunale l'egregio personaggio castiglionese ha avvicinato due baldanzosi consiglieri dei poli opposti per lanciare qualche caramella in vista delle amministrative 2009. De tipo "se stiamo insieme ci sarà un perché", cantava Riccardo Cocciante nel 1991 sul palco di Sanremo.

I due consiglieri, un forzista e un diessino, brillanti promesse della classe politica castiglionese, ci sono rimasti come due bamboccetti al sentirsi dire "insieme in una lista", ma hanno fatto tesoro delle parole di questa proposta.
Ci vediamo in centro? Si, certo, ma quando lo decido io. Uno, intanto ha dato risposta alla proposta indecente, avviando un'iniziativa unilaterale senza contattare il promotore dell'inciucio politico, principale referente in materia per la comunità castiglionese.

giovedì 6 dicembre 2007

CENTRITALIA vs LA SETTIMANA. Ora si spara anche sulla croce rossa?

CHIUSI- La simil redazione di Trasìmeno Freestyle sbircia oltre confine e non ce la fa a trattenere il mouse fuori da questa storia che vede per protagonista il giornalismo di provincia. Una bagarre tra i direttori di due periodici locali che, dopo l'ennesima freccia al fiele, rischia di naufragare nel ridicolo, spargendo veleno anche tra quei poveri cristi che stanno in redazione. Giovani nell'animo o nell'esperienza, che si cimentano con il mestiere del "pubblicista", ingrossano le fila di questo esercito di giornalisti occasionali che però lavorano tutto il giorno e tutti i giorni in cerca di notizie, alle prese con comunicati, politicanti e gente che si improvvisa all'altezza della situazione pur di avere un inciso virgolettato sulla "stampa".
Il fatto, prima di tutto. Siamo in quella provincia solare, elegante e sorniona delle terre senesi. "Una" delle penne di questo blog è stata ed è una collaboratrice (a dire il vero svogliata) del mensile a distribuzione gratuita "Centritalia" edito dal giornalista Ansa Leonardo Mattioli (nonché figlio di quel Caterbo Mattioli, illustre scrittore e giornalista). Conosco il direttore, meno i suoi collaboratori, ma in più di un'occasione ho avuto conferma che la rivista ha un certo indice di gradimento tra il popolo umbro - toscano dei lettori fuggiaschi. Di quel target che legge "tanto perché è gratis". Eppure va, la pubblicità lo conferma.
Poi c'è "La settimana", pubblicazione che purtroppo ho letto solo un paio di volte. Ha una redazione giovane, sia per la sua nascita editoriale che per l'eta anagrafica dei suoi redattori. Ho avuto il piacere di conoscerne un paio, che al primo approccio mi sono sembrati energici volenterosi ed in gamba. E come la sottoscritta si sono dotati di "mezzi potenti e massimi" per mettercela tutta.
In secondo luogo, la polemica. Dove nasce la contesa? a Trasìmeno Freestyle non è dato di saperlo, nei prossimi post cercheremo di capire quale sia stato il grave casus belli della disputa a suon di battute. Per ora vorrei solo farvi gustare la lettera che il direttore di Centritalia, Leonardo Mattioli, ha inviato al suo collega de "La Settimana", Massimo Montebove, nonché al preside e alla direzione della scuola "G.Galilei" di Chiusi. Buona lettura e buona riflessione.


"Caro Massimo,
mi hanno segnalato da Chiusi, purtroppo in ritardo che sul periodico locale che tu dirigi, La Settimana, di sabato 17 novembre 2007, è apparsa una notizia che riguarda una collaborazione tra la rivista stessa e la scuola secondaria inferiore "G.Galilei" di Chiusi. Benissimo: queste sono ottime iniziative per avvicinare i ragazzi all'informazione! Leggo in proposito sulla copia della Settimana che mi hanno inviato da Chiusi che dai primi di novembre due giornalisti del settimanale hanno iniziato a lavorare con le professoresse di lettere "per fornire le basi del giornalismo etc"..
A questo proposito mi piacerebbe conoscere i nomi dei due "giornalisti" che presumo essere professionisti per scambiare con loro delle opinioni sull'iniziativa. E' importante infatti che ad instradare i ragazzo verso il mondo dell'informazione siano dei giornalisti che conoscano la professione dopo aver svolto il praticantato regolare di 18 mesi presso una redazione giornalistica e dopo aver sostenuto un esame di Stato, scritto e orale, per poter accedere all'ordine dei giornalisti professionisti. Se poi a portare avanti l'inziativa con la scuola non sono dei giornalisti ma dei collaboratori o dei pubblicisti del tuo settimanale, non mi interessa avere il colloquio di cui ti ho accennato perché, come tu sai molto bene i primi sono esterni mentre la figura del pubblicista è diversa da quella del professionista non dovendo, colui che pubblica articoli, svolgere il praticantato presso una redazione giornalistica prima di poter sostenere l'esame di ammissione all'ordine dei giornalisti. Infatti si diventa pubblicista, quasi automaticamente, dopo aver pubblicato un certo numero di articoli regolarmente retribuiti nell'arco di due anni. Il pubblicista infatti è colui che nella vita svolge un altro mestiere mentre il giornalista deve praticare solo la propria professione, pena provvedimenti disciplinari. Senza andare tanto lontano basta ricordarsi del povero Alberto Castagna che venne colpito proprio dall'ordine dei giornalisti del Lazio da provvedimenti di sospensione essendosi lui dedicato alla professione di "uomo dello spettacolo". Infine, caro Massimo, un saluto e complimenti per la tua performance come poliziotto del sindacato autonomo polizia (SAp) alla trasmissione "Striscia la Notizia".

mercoledì 5 dicembre 2007

UN FANTASMA A SANT'ANNA

Gli spettri contro il caro vita.
PERUGIA - Una strana figura che mi ha tenuta ferma e curiosa in macchina per circa un quarto d'ora nel parcheggio adiacente alla Stazione di Sant'Anna.

Stavo rovistando nella borsa in cerca di qualche moneta per il ticket di sosta. Ho alzato lo sguardo e mi si è gelato il sangue. Una persona, di sesso ed età ignoti, mi stava fissando. Un uomo barbuto? Una donna dai capelli biondi? Ho subito cercato la mia fidata telecamerina e ho immortalato questa paura che mi correva nelle vene in una foto che non ho nemmeno voluto vedere.

A distanza di alcuni mesi ho ritrovato lo scatto rubato nella cartella "immagini" del mio pc. Sembrerebbe una donna, anzi il manichino di una donna. Ma è davvero un soggetto molto strano, Cosa ci fa un aggeggio simile in quella posizione? E se veramente fosse stata una persona in carne ed ossa? Che si tratti di una barbie gigante?
Qualunque cosa o chiunque sia stato, io ho rimesso in moto la macchina e ho cambiato aria..risparmiando due euro per le strisce blu.

martedì 4 dicembre 2007

MAGIONE CAPEZZALE DELL'AMORE?

Attenzione! Post vietato ai single.
(Da Il Giornale dell'Umbria del 25 novembre).
La località lacustre dove sbocciano più fiori di arancio? È la terra natia di Frà Giovanni: Magione. Secondo i dati Istat, riferiti all’anno 2005, questo comune del comprensorio lacustre risulta essere quello con il maggior numero di matrimoni celebrati, con ben 74 “si” pronunciati da residenti nel posto ma anche da abitanti di altri località umbre. Del resto il territorio magionese abbonda di siti dall’atmosfera romantica dove brindare all’amore eterno, dal Castello di Zocco a Monte del Lago. In pole position anche le celebrazioni con rito civile, circa il 40% del totale complessivo . Quanto a orientamento al matrimonio, il termometro delle rilevazioni Istat si misura su una fetta di mille abitanti e colloca Magione in una fascia intermedia: ogni mille anime, sono sei le coppie che decidono di fare il grande passo e metter su famiglia. “Due cuori e una capanna” sembra essere, invece, il motto di Panicale, uno dei comuni del Trasimeno e dell’Umbria con maggior incidenza di matrimoni ogni mille abitanti. Qui a dire il fatidico “si” sono quasi otto coppie su mille, un ritmo che nella regione vede pochi comuni, come Valfabbrica, Scheggino, Bevagna e qualche altra piazza. Notevole anche la percentuale di matrimoni con rito civile, pari al 54,5% su un totale di 44 celebrazioni. Se la cavano bene anche gli sposini torreggiani, con 5,3 sposalizi ogni mille abitanti, che prediligono di gran lunga la cerimonia solenne al solo rito civile, fermo al 30% su un totale di 20 matrimoni. Al tripudio di fiori in chiesa preferiscono l’ambiente più pacato del municipio anche i novelli sposi di Castiglione del Lago: su 51 matrimoni quasi 23 sono con rito civile. Nella piazza più grande del Trasimeno però il matrimonio non sembra andare per la maggiore, con soli 3 matrimoni ogni 1000 abitanti. E c’è dell’altro. Dai dati dell’Ufficio Anagrafe del Comune risulta che gli sposini non residenti a Castiglione sono quelli più soggetti a separarsi, e dopo neanche un lustro dallo scambio delle fedi. Pochi fiori d’arancio anche a Piegaro Passignano e Paciano. In quest’ultimo si registra un basso orientamento al matrimonio, con solo 2 cerimonie ogni mille abitanti, ma il piccolo comune ne ha poco più di 900. La metà degli sposalizi è però con rito civile. Decisamente più romantici gli innamorati che scelgono Piegaro per coronare il proprio sogno d’amor, con solo il 18% delle cerimonie di tipo civile, ma a giurarsi amore eterno sono solo tre coppie ogni mille abitanti. Passignano supera il primato per un pelo, con 3,5 matrimoni ogni mille residenti, e solo il 36,8% di riti civili. Velo nuziale misero e bouquet di fiori modesto per Città della Pieve. Nella città natia del divin pittore sono stati celebrati solo due matrimoni su mille abitanti, e nel complesso anche le coppie di sposini che hanno scelto questa località per pronunciare il “si” è piuttosto bassa: 15 casi, dei quali il 33% ha scelto come location la sede municipale.

lunedì 3 dicembre 2007

Cercasi Traduttore per Cosa Rossa a Castiglione del Lago:

Aperte le domande per il Concorso comunale di miglior parafrasi politica.
CASTIGLIONE DEL LAGO - Sproloqui sarcastici a destra? Ermetismo patologico a sinistra. La "Cosa rossa" a Castiglione del Lago è nata all'insegna della miglior dialettica politica. Ossia, quel peculiare modo di esprimere un concetto semanticamente non definito in un modo convincente ed accattivante. A "pane e mortadella": mandare avanti i treni a cazzate, permettetemi l'eufemismo.
Per presentare le linee politiche del soggetto che fa capo a "Sinistra Democratica" mi arriva nelle mani uno di quei comuninati leggeri e fluidi di tre pagine, da sintetizzare in mille battute.
Chi, dove, come, quando e perché.
Le cinque "W" del giornalismo. "A Castiglione del Lago si è costituito il gruppo della Sinistra Democratica" - annuncia il comunicato, ma in tre fogli non è contenuta altra indicazione. Una presenza spinoziana? O kantiana? Se chiudo gli occhi questa entità politica esiste o si materializza solo in queste tre pagine scritte al computer? In attesa di "un'iniziativa che seguirà"- postilla aggiunta a mano -, possiamo solo chiudere gli occhi e immaginare un gruppo indefinito di persone, una sede qualunque in un posto qualsiasi.

Perché. "Vogliamo una sinistra che sappia rappresentare i bisogni e le esigenze dei giovani lavoratori che cercano di avere delle certezze per costruire il loro futuro, delle opportunità per dimostrare le proprie capacità e la loro voglia di futuro". Ma soprattutto "Una sinistra che abbia voglia di dare voce a quelle persone che sono venute nel nostro paese a cercare un futuro di lavoro e dignità e che ormai sono parte fondamentake di tante aziende, che producono nelle fabbriche, nei ristoranti, nei bar e soprattutto le tante donne straniere che affontando duri sacrifici personali e familiari (pausa per riprendere fiato) permettono a tante famiglia italiane di poter accudire i propri anziani, i malati spesso cronici e terminali. Una sinistra che faccia proposte per dare opportunità alle tante donne che cercano un posto nella società e non vengano discriminate e possono aspirare..." Puntini puntini? Aspirano cosa? o a che cosa?
Cosa Rossa. "Niente calcoli di piccolo cabotaggio". Scrivono nella nota quelli della Cosa Rossa castiglionese. Chiaro no?
E su questo passo, carissimi edotti di Trasìmeno Freestyle, parte il concorso di idee: "Traduci il pensiero di.." Oggetto del concorso: decifrare una frase misteriosa in un concetto comprensibile, esteso in un delimitato orizzonte semantico e tradotto in un registro accettabile dal 99% dei parlanti di una lingua. Ai vincitori sarà data in premio una vacanza di due giorni nei giorni stabiliti per le votazioni amministrative del comune di residenza, da passare in compagnia dei redattori del comunicato di Sinistra Democratica a Castiglione del Lago.
All that jazz.. all that "partecipazione democratica"..

domenica 2 dicembre 2007

PER FARE SUCCESSO ALLA FINE è MEGLIO ESSERE CONTADINI - parola dei Baustelle

(.. arrivano anche le immagini..be patient)
TORRITA - La Festa della Toscana, dedicata ai giovani ingegni (alla corte di Lorenzo Il Magnifico, aggiungo io) ha fatto tappa a Torrita con una serata da special guest. Gli ospiti d'onore erano i Baustelle, visto che il loro chitarrista Claudio Brasini, è un torritese. L'unico ad essere originario di una città che fa comune, poiché gli altri provengono addirittura da frazioni di Montepluciano , cioé Abbadia, degnamente rappresentata dal cantante Francesco Bianconi, e Acquaviva con la seconda voce al femminile e sguardo di ghiaccio, Rachele Bastrenghi. Nessun dubbio però sull'essere fuori dal comune.. per tutti e tre. Studenti universitari che nel 1994 danno vita a questa formazione e dopo nove anni e tre album si trovano in vetta con "La Malavita" e un produttore storico del rock italiano come Carlo Ugo Rossi. Dimeticavo, Francesco Bianconi, oltre ad essere "the voice" dei Baustelle è anche l’autore di “Bruci la città”, la chiacchierata e fortunata canzone della toscanissima Irene Grandi. Francesco, naturalmente dà voce alle canzoni e al Baustelle - pensiero..
La "provincia", ragazzi, con quel suo bagaglio di storie di miserevole nobiltà, quanto ha inciso nel vostro percorso?
Francesco: Purtroppo è piurttosto difficile emergere da una realtà provinciale, è più duro che vivere in una grande città: sembra banale ma è ancora così. Esistono in provincia realtà interessanti sia sul piano intellettuale che artistico, ma allo stesso momento è come se si formasse una specie di corazza. Un provinciale che viene dagli angoli più remoti del mondo (lo dice sorridendo e con soddisfazione, ndr) riesce ad affrontare meglio la città, con questa sorta di corazza.. come se avesse un corredo immunitario più forte degli altri. E credo che sia anche più navigato verso certe situazioni, perché..
Claudio: ha faticato di più, arriva più preparato..
Francesco:..insomma essere contadini, in un certo senso (sorride a Claudio) aiuta.
Ma il successo alla fine è un punto di arrivo o di partenza? Non inibisce una crecita più matura?
Francesco: si, sono d'accordo, in realtà bisognerebbe non fermarsi mai. L'ambizione è un pò come confrontarsi, ma c'è da dire che in Italia si sta formando sempre più un concetto per cui basta fare uno scalino per arrivare ad una parvenza di successo. Vedi il velinismo: sono arrivato in televisione quindi ce l'ho fatta, invece il successo non è affatto questo.
Claudio: è indipendente dai media, il successo sono gli altri che ti riconoscono per ciò che fai..
Francesco: è una crescita con fatica, è impiegare un pò più di tempo e non cercare solo l'apparenza e la visibilità.
Nove anni, in fondo sono un tempo sufficiente, nove è il numero della perfezione.. e il giorno e il mese in cui sono nata io.. scusate se è poco!

Giornalismo Fai da te - I giornalisti Umbri sono più versatili

Ve li ricordate quei menestrelli da spiaggia armati di fisarmonica, nacchere e altri strumenti musicali collegati tra loro e azionati da un mirabolante intreccio di fili?
Si procuravano il pane suonando musichette per strada, magari avrete anche fatto due risate su quell'attrezzatura buffa che produceva solo una misera musichetta da quattro spiccioli.
Eppure, senza questo personaggio, che cosa sarebbero state le vostre serate in riva al mare, a passeggio in quell'unica vacanza all'anno che vi concedevate ?
La rilessione nasce da una constatazione. In Umbria il giornalismo televisivo - per molte ragioni - si dimostra più versatile, e supera quella stessa versatilità che i toscani si accaparrano nel campo della comunicazione. Le emittenti televisive hanno giornalisti e tecnici, ma con ruoli diversi nell'uno e nell'altro campo.
In Umbria i gionalisti partono con la propria telecamera per andare a conferenze stampa o iniziative promosse da associaizoni, politici e politicanti, il supporto dell'operatore non è necessario, avviene solo nelle occasioni più importanti. E così questi ultimi possono andare dove non sono i primi, e quando entrambi tornano in redazione, il tg è pieno di servizi e interviste a guarnire notizie e veline.
In Toscana , a quanto ho potuto notare, sono pochi i casi di telereporter, cioé giornalisti che escono dalla redazione con telecamera tipo sony 150 o equivalente Panasonic per svolgere lo stesso lavoro che dovrebbe fare un tecnico. n modo più rifinito certamente, ma con maggiore dispendio di soldi, tempo, energie. Anche nelle realtà piccole e senza soldi, si esce sempre in coppia.
Nei panni del direttore, mandereste due dipendenti - due - ad una conferenza stampa sulla sagra del fagliolo in umido o sulla solita contestazione contro la finanziaria?
Un paio di domande di circostanza costerebbe il doppio.
La prim a risposta che mi viene in mente è di tipo antropologico.
L'Umbro è per natura mite e riservato, il Toscano esuberante e un pò snob.
Quindi, l'uno è portato a mettere in risalto il fatto nudo e crudo, raccontandolo, l'altro preferisce entrare nella cornice della notizia, per dargli un volto. Dirò di più, la propria identità.
Insomma, questione di individualismo storico.
Non so quale tra i due modi di are giornalismo televisivo sia più coinvolgente o efficace. Personalmente il telereporter è una figura molto più moderna e dinamica. Non tutti i tecnici offrono una buona qualità ai servizi giornalistici, non tutti i giornalisti garantiscono un'informazione sufficiente e professionale.
Il giornalista multi task però non l'ho sognato, leggetevi "Media senza mediatori" di Michele Mezza (Morlacchi Editore). Controindicazioni? L'autore è un giornalista Rai.

basta un colpo di zoom e il gioco è fatto?


Vita da reporter di provincia.
Bella la vita del telereporter. Gira con la sua telecamerozza che pesa due chili e un microfono a filo, nascosto tra i mille comunicati, le merendine e altri aggeggi femminili, da utilizzare all'occorrenza.
Quando deve fare delle immagini decenti non deve mangiare troppo, perché se qualche rigurgito di grasso fa capolino nel diaframma , il leggero sussulto non fa bene alla qualità complessiva della la sequenza video. E si deve ricominciare da capo. "Prova, uno due tre prova": il microfono funziona e si parte con l'intervista. Il viso è rosso, accidenti, tocca mettere le dita su uno di quei tastini lì.. prima o poi si trova la combinazione vincente.
Ed infine, il montaggio. State ancora aspettando che il negozio di computer della vostra città vi chiami per avvisare che è arrivato l'adattatore che avevate ordinato. E quindi siete costrette a bestemmiare in ogni lingua possibile per acquisire le immagini registrate da montare in servizio.
Vi rendete conto che ci sono problemi audio, che la cassetta era rovinata e alcune aprti non sono utilizzabili, contate fino a dieci e arrivate a fare il rendering con tre capelli bianchi in più e la bava alla bocca.
The final cut. L'esperienza è una strada fatta di piccoli passi, di voglia di imparare. Vi trovate a consigliare un operatore su come dovrà montare un tale servizio, per il quale avrete prestato la voce. Visto che apparirà con il vostro nome volete almeno renderlo gradevole. E intanto date uno sguardo a come lavora il tecnico. Magari carpite qualche dritta utile per il futuro. E invece, in diretta scoprite che il lavoro finale è peggiore di come avreste immaginato il vostro lavoro (con la solita insoddisfazione intrinseca). Bella la vita da reporter!
(Ma chi fa da sé fa per tre?)

venerdì 30 novembre 2007

TACCUCCI- SONAGLIA: I BLUES BROTHERS DEL GIORNALISMO

Ecco alcune foto del duetto Marco Taccucci - Andrea Sonaglia, all'opera nel pre, durante e post partita. Scatti rubati in occasione della prima uscita in trasferta del Perugia nella "Città dei fiori", nome d'arte di Pistoia . (Lo zoo ormai è un'immagine logora e politicamente scorretta).














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Tra sigarette e alcool (nella bottiglietta d'acqua è vodka), i due giornalisti sportivi si danno da fare sugli spalti. Forse perchè per guardare le partite del Perugia e ricordare le glorie di qualche anno fa ci vuole un piccolo anestetizzante..







LA PROVINCIA DI AREZZO IN UMBRIA

Venghino lor Signori, venghino..
AREZZO - Avreste mai pensato di dire ad un aretino: va là che te sei umbro!
Non pensateci neanche. Chissà se questo "pensiero stupendo che nasce un poco strisciando" è passato anche per la testa di Massimiliano Lachi, capogruppo Udc in consiglio provinciale, promotore di una alquanto singolare mozione: "staccare la provincia di Arezzo dalla Regione Toscana a quella dell'Umbria". Perché? Lachi afferma che negli ultimi anni le scelte strategiche della Regione Toscana abbiano portato Arezzo ad una voluta marginalità rispetto al territorio regionale, a vantaggio invece delle province costiere e di Firenze (scusi se è l'onorevolissimo capoluogo di regione). Tant'è che nell'esecutivo regionale, lamenta Lachi, non c'è alcun rappresentante per la provincia di Arezzo.
Inoltre - argomenta il consigliere dell'Udc - Arezzo e l'Umbria sono legate da interessanti e privilegiate relazioni di tipo commerciale e sul piano culturale, senza contare che molti studenti aretini scelgono l'Università degli Studi di Perugia per il loro percorso formativo post maturità. E l'aeroporto perugino, dove vogliamo metterlo? Vogliosi come sono gli aretini di viaggi ed esperienze di vita da raccontare, lo scalo di Sant'Egidio è molto più abbordabile sotto vari punti di vista.
Insomma, cari concittadini di "Piero", qui ci vuole un referendum per scegliere se rimanere con mamma toscana o andare con l'Umbria francescana. La Costituzione della Repubblica Italiana dà una mano in tal senso: art 132, comma 2, che dà facoltà alle Province e ai Comuni che ne facciano richiesta di essere staccati da una Regione ed essere aggregati ad un'altra.

Ci pensate, ai tifosi dell'Arezzo che fanno il derby col Perugia al Curi?

E ancora, l'economia aretina quanto potrebbe influire - e confluire.. - in quella umbra - perugina?

Infine: l'entrata di Arezzo nel cuore verde d'Italia potrebbe portare una ventata di new fashion style nella vita degli umbri, tipo negozi cool per tutte le tasche, stilosismi vari ad ogni ora del giorno, anche per le casalinghe?

Carissimo avvocato Lachi, l'idea è giovanile, dinamica ma un tantino visionaria. Come farà a raccogliere le 500 mila firme contemplate dal citato articolo della Costituzione? Mica prometterà a tutti i firmatari prosciutto di norcia, tartufo, fagiolina del Trasimeno e cipolle di Cannara a volontà ? Perché le assicuro che da Piazza San Francesco ad Arezzo l'Umbria è tanto amabile, ma agli occhi degli aretini lo è ancora di più se rimane tutto così com'è.
Poi vaglielo a spiegare ai cortonesi che sono umbri..

domenica 25 novembre 2007

UN TG AL GIORNO TOGLIE L'APATIA DI TORNO

Alla faccia del wild rose n°37.
Nell'omeopatia il Fiore di Bach che corrisponde al n°37 è Wild Rose, ovvero un composto a base di Rosa Canina (prevalente), Rosa Selvatica, Eglantier, e Rosa Silvestre. L'essenza è indicata per chi "è stato deluso dalla vita e dagli affetti e non vuole correre il rischio di soffrire ancora". E fa riferimento ad uno stato emotivo negativo, con perdita della motivazione e di interesse, sofferenza per l'aspettativa delusa, rassegnazione, fuga accettazione passiva, abulia e scarsa vitalità, senza che venga compiuto alcuno sforzo per migliorare la situazione delle cose. Insomma, un vero disastro.
Assumere alcune gocce del composto (su consiglio dell'erborista o naturopata) aiuta a riacquisire quell'equilibrio interiore perduto, trasformando l'abnegazione in dedizione. Del resto, alla pianta di Rosa Canina sono state riconosciute proprietà terapeutiche contro la cosiddetta "rabbia" sin dall'antichità, in barba agli atei dell' omeopatia.
Controindicazioni. Al giorno d'oggi l'utilizzo delle piante medicinali è piuttosto convulso e confuso. Gli stessi erboristi spesso sbagliano a consigliare essenze di Fiori di Bach ai propri clienti e più di una volta mi è capitato personalmente di vedere l'esercente leggere le indicazioni nella brochure di "Aboca" - famosa casa produttrice locale - per capire quali sintomi e quali benefici fossero associati all'una o all'atra essenza. E vendere prodotti per deduzione. Un'erborista da dieci e lode? "L’ape contadina" in via Leonardo da Vinci a Chiusi Scalo, poche parole per un acquisto mirato.
Casi di sovradosaggio. Non sono affatto sporadici, né quelli relativi ad un cattivo utilizzo di più essenze contemporaneamente, con effetti collaterali deleteri per il già fragile sistema nervoso di chi le assume. Deleteri anche per il portafoglio, considerati i costi di ciascun flaconcino, tra i 9 e i 10 euro l'uno. La cura generalmente si protrae per alcune settimane a stillicidio, tante gocce al dì quanto è alterato lo stato emotivo del vostro essere.
Cure alternative. Da autodidatte potrebbe capitarvi con molta probabilità di assuevarvi a questo venenum di buona salute psichica, alterando completamente le normali oscillazioni del vostro umore giornaliero. Senza quelle goccette il mondo non gira per il verso giusto? Siete arrivate al capolinea, buttate via tutto l'armamentario da piccolo alchimista delle emozioni positive.
Ebbene, per uscire dal tunnel ho scoperto un'eccezionale contro-cura: buttarsi in pasto ai media.
E' un pò come uscire in mutande fuori dal camerino di prova in un grande centro commerciale, ma alla fine ci si sente meglio. E la timidezza finisce col perdersi in un flacone di vetro da 30 ml col contagocce.

giovedì 22 novembre 2007

sintomatologia da lapsus informatico.

La simil-redazione di Trasìmeno Freestyle ha voluto giocare un pò, e come potrebbe essere altrimenti? Diciamo che per una settimana ha lasciato "decantare" un post che riportava un'errata corrige grande quanto quei brufoletti che escono appena al limitar della guancia dopo due giorni di gozzovigliamenti nervosi. Nessuno dei fugaci frequentatori del blog ha sottolineato l'errore, forse perché le pallavoliste nude in rete vanno via come il pane. O ancora, qualcuno l'avrà notato, ma in fondo una dose massiccia di campagna elettorale in tempi non troppo sospetti (ancora..) non desta molto scalpore.
Ebbene, credo che la blogger serezeta dimostri una chiara sintomatologia da lapsus informativo e informatico - visto che ha citato il consigliere forzista Raffaele Nevi intendendo riferirsi a quello di Alleanza Nazionale, Franco Zaffini.
Ma come - vi chiederete - dopo che questi ha fatto tre comparsate corpose su Tef in meno di quattro ore, serezeta come ha fatto a commettere questo scambio di identità?
Effetto della sovraesposizione mediatica dei politici. Alla fine, oltre al senso di nausea sui soliti ritornelli bipartisan, si finisce col rimuovere automaticamente anche il nome dell'ultimo prezzemolino visto in tv..
Terapia d'urto? Se riducessero le poltrone - come se ne parla assiduamente - la maniestazione di certi sintomi da rincoglionimento simil - giornalistico subirebbero una drastica riduzione, n'est-ce que pas?

domenica 18 novembre 2007

FIGLI DI UNA LAUREA MINORE

Post aperto a Enrico Mentana.
Caro Direttore,
da qualche tempo avevo in mente di scriverle queste righe, in riferimento a non ricordo più quale puntata di Matrix, tra le cui poltrone vedeva anche Augusto de Megni.
Ebbene, in chiusura, lei ha chiesto al vincitore della passata (forse, non l'ho mai vista) edizione del Grande Fratello quale facoltà universitaria frequentasse. "Scienze della Comunicazione" le ha risposto il baldo ed educato perugino. "Un altro disoccupato in giro" ha replicato lei con il sorriso. E via la sigla finale della trasmissione.
Lei sa quanti studenti di Scienze della Comunicazione ha sfornato l'Italia? E Perugia? E lo sa che grazie a Facoltà come questa gli atenei si rimpinguano le tasche e le case delle città che aprono le porte ai futuri comunicatori registrano un'impennata negli affitti delle case da capogiro?
Sa, signor Mentana, io mi sono laureata in Scienze della Comunicazione nel marzo 2005: indirizzo istituzionale e d'impresa con una tesi in semiotica da 6 punti (il massimo che concedevano in rari casi a noi figli di una laurea minore) , dopo aver perso tre mesi dietro ad un professore di antropologia culturale che voleva farmi lavorare sulla negritude nella Francia anni '70.
Fuori corso di un anno, ho lavorato di giorno e studiato di notte, e nelle ore notturne ho partorito anche la tesi finale. A grandi salti, perché se facevo le quattro di mattina all'indomani dovevo essere in piedi al massimo alle 7 e mezza.
Alle giornate di presentazione dei master in comunicazione e marketing aziendale (del settore moda) ho incontrato in media solo quattro studenti di Scienze della Comunicazione e uno di Economia, per il resto decine di Giurisprudenza e Lettere Moderne. Che a fronte di 17 mila euro di spesa i presentavano con senza alcun bagaglio di organizzazione aziendale e marketing.
Passi per Lettere, la facoltà dei futuri disoccupati è nata per gemminazione proprio da Lettere e questa branca universitaria continua aproteggerla sotto le sue penne. Ma non trova singolare che uno studioso in Legge voglia fare all'improvviso il comunicatore?

Prima del boom della comunicazione e informatizzazione a tutti i costi - quando il mestiere era ancora molto legato all'aspetto della manualità - non si diceva lo stesso degli iscritti a Scienze Politiche e Filosofia? I primi - ho sentito dire addirittura a momento della mia iscrizione nel 1999 - erano quelli "che non avevano voglia di fare niente e che pertanto sceglievano questo percorso ". Ma tant'è che la facoltà è stata da sempre la culla formativa di politicanti e giornalisti. Forse dava poche attitudini pratiche ma offriva un campo conoscitivo molto ampio per certe professioni. I filosofi invece erano candidati alla carriera dell'insegnamento, a meno che non fossero migrati nel mondo dei master post laurea con un bagaglio estremamente teorico da minimizzare..
Poi, nell'era della comunicazione pervasiva, anche gli antropologi e i filosofi sono stati definiti "figure importanti" all'interno di una azienda, per il loro potenziale contributo conoscitivo sul piano delle relazioni intra aziendali.
Insomma,dove vogliamo metterli tutti questi studenti di Scienze della Comunicazione?
Nel campo del giornalismo? Le confesso che non sono figlia di giornalisti, né nella mia famiglia vi sono personalità influenti a cui posso affidarmi per trovare un lavoro in questo settore o tali da farmi entrare in qualche scuola per "imparare a fare il giornalista". Suo padre che lavoro svolgeva, se non sono troppo indiscreta? Mica avrà vissuto anche lei un periodo di prigionia da bambino?
Forse l'unica speranza di trovare un lavoro meno precario di quello che si prospetta per tutti gli studenti di Scienze della Comunicazione, l'unica che si desume dal suo intervento inopportuno, è partecipare alle selezioni del Grande Fratello insieme agli altri 4000 ragazzi che ambiscono a diventare come Augusto De Megni. Un'ospite nella sua trasmissione che non sarà mai disoccupato, che non dovrà spendere sei mesi di stipendio per comprarsi una telecamera professionale per lavorare. E cercare di dare un senso ad una laurea che serve solo a riempire le università di illusi. Intendeva dire questo, sbaglio?
Però, caro Mentana, è giusto che sia così. Che l'accesso all'università sia libero per garantire la libertà di studio a tutti, anche a quelli che non hanno papà importanti o accoliti più efficaci delle agenzie interinali. Insomma, perché tutti possano avere l'opporunità di intraprendere la professione per cui si pensa di essere portati: un principio molto vicino alla logica dantesca e talmente democratico da essere visibilmente una presa per i fondelli a tutti quelli che ci credono.
La vita dei figli d'arte è molto complessa, mi rendo conto. ma si è mai chiesto se con un altro cognome si fosse trovato a condurre Matrix in un'emittente locale a vita?
Lasciamo stare, signor Mentana, Chiara Geronzi certe gaffe le ha evitate (si rilegga l'intervista su Vanity Fair di un anno fa). La perdono solo perché era in diretta.