sabato 28 luglio 2007

C'era una volta l'articolo 21. Sulla carta.

Result Trasimeno: Failed. Alle prossime elezioni amministrative la "x" la disegno sulla sabbia, in riva al mare.
Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano auspica che anche la politica vada in vacanza. Ecco, io invece vorrei che da queste parti, in riva al lago, si manifesti finalmente. E nella migliore forma possibile. Da aspirante cronista (ben lungi dal chiamarmi giornalista come fanno tanti impropriamente), e da cultrice del mondo della comunicazione, la mia passione è far salire sul palco della notizia i personaggi del giorno, farli recitare nel tempo che occorre loro, e dopodichè restituire la farsa al lettore. Perchè, in fondo ho il vago sospetto che l'informazione pura e autentica non esista, e che sia una serie di dati che lasciano sempre una via d'uscita verso qualcosa di più specifico o di diverso da come sembra. Insomma, verso il politicamente corretto.
Preferisco di gran lunga la comunicazione, perchè sottintende la presenza di un altro diverso da sé a cui trasmettere un contenuto e da cui attendere una risposta. Una posizione. Anche un vaffa.. tant'è che non è più passibile di denuncia.
Ecco, il giornalismo in questa fetta d'Umbria dovrebbe essere questo. Dare un input, donare a chi ti ascolta o ti legge uno piccolo strumento da verificare, da consultare, su cui ragionare: perchè c'è tanto da fare, cantava Giorgia in un canzone anni 90. E invece, la "Balena Bianca" da queste parti.. fatemelo dire.. ha cacato un bel pò, e i suoi residui organici hanno dimostrato un'ottima capacità di trasformismo. Nella migliore tradizione italiana.

Non voglio riesumare Thompson e il concetto di opinione pubblica, né pensare che l'atmosfera del "coffee" - come momento di confronto e di riflessione su temi pubblici - possa essere adattato alla vita di oggi. (Si dovrebbe rivoluzionare tutto il palinsesto della tv generalista, ma quando mai?)
Vorrei solo che chi siede tra le poltrone della politica in quei bei palazzi che si aprono sul lago, o verso la valle che scende al Trasimeno, non creda nel "tutto dovuto", ossia nella marchetta senza riserve solo perchè stanno nella stanzina dei bottoni. Gli stessi che poi si incazzano se metti tra virgolette le parole di chi li critica (con o senza fondamento, non sono io a dover giudicare questo), ma al tempo stesso non rispondono alle accuse e ti scagliano addosso del comunista o del fascista. Addirittura del terrorista mediatico. Forse un tantino, a volte?
Chiudo il mio piccolo pensierino "disinfettato" del sabato con un quesito ai tanti laureati di Scienze della Comunicazione dell'ateneo perugino.
Avete mai trovato un briciolo di riscontro delle intessanti materie che abbiamo studiato - e delle quali personalmente mi diletto mentalmente- nella vita reale, politica, amministrativa, e nelle realtà imprenditoriali di queste terre?
Consiglio una gita al mare, e tra un tuffo e l'altro leggetevi "Il libro della Comunicazione" del mitico Ugo Volli, ed. Il Saggiatore.


Piccolo frammento di comunicazione politica locale. A proposito di semiotica
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Inno al riformismo di Oscar Monaco - segretario del Prc di Castiglione del Lago - aprile 2007
"Per chi non l’avesse ancora capito, il piddì sarà un partito riformista, ben ancorato alle tradizioni del riformismo italiano ed europeo, anzi ai riformismi che in questo caso si fondono in un riformismo unico, fiero delle radici, della storia e delle conquiste del riformismo, con una chiara prospettiva riformista per il futuro.
Una volta, quando la politica era vecchia ed evidentemente incapace di andare oltre qualche rivoluzione che avrebbe cambiato profondamente il corso della storia, coinvolgendo in diversi progetti masse sconfinate di individui che lottavano nelle piazze e nelle fabbriche tutti i giorni per anni ed anni, una volta appunto quando non c’era ancora il partitone del riformismo, donne e uomini sprecavano le loro migliori energie intellettuali per cercare di approfondire e praticare teorie politiche “pre-riformiste”.
Gramsci, Nenni, Croce, Gobetti, De Gasperi ed ancora decine di altri politici ed intellettuali hanno sprecato il loro tempo e la loro vita, a produrre teorie e politiche, a volte aspramente contrapposte, senza rendersi conto che abitavano tutti nello stesso “pantheon”.
Si sono battuti tutti per lo stesso nobile ideale, il riformismo.
Che poi ci sia ancora qualcuno che non ha ben inteso cosa sia il riformismo è veramente incredibile.
“Il riformismo è la politica nuova adatta alle sfide di un paese moderno”. Più chiaro di così!
Migliaia di pagine, intere foreste rase al suolo per produrre carta inutile; il disastro ambientale per colpa degli intellettuali.
Per dire qual è il compito della politica basta un “pizzino”.
Insomma, è inutile perdere tempo a discutere su come vanno fatte le cose, come vanno fatte le riforme; vanno fatte e basta.
Chi le sa fare meglio dei riformisti? È il loro lavoro!
Non è che qualcuno va a sindacare su come si faccia la pizza da un pizzaiolo, è il suo lavoro.
D’altra parte le linee politiche espresse nel manifesto del piddì sono chiare ed inequivocabili: il piddì ama l’Italia e vuole che gli italiani stiano bene. Meglio di così!
Introduce nella pratica politica un principio innovativo destinato a rivoluzionare l’idea stessa di politica; il principio è quello di “una testa un voto”. Non ci sarebbe da stupirsi se qualche cervellone copiasse l’idea.
Sono altrettanto chiari gli indirizzi economici.
Preso atto che, anni di privatizzazioni del settore pubblico e dei servizi insieme alle nuove leggi sulla flessibilità del lavoro, hanno fatto crescere il tenore di vita degli italiani, è più che giusto e doveroso proseguire su questa strada lastricata d’oro.
È incoraggiante sapere che dopo anni bui, i cittadini di questo paese possono finalmente contare su un partito dalle idee chiare."

venerdì 27 luglio 2007

E per fortuna arrivò il Carabiniere Nudo.

POZZUOLO UMBRO - Che ci fanno le auto blu dei carabinieri mischiate tra un un nugolo di cinesi e una montagnola di 'mmonnezza? No, non siamo a Pozzuoli di Napoli, ma nella ridente frazione di Castiglione del Lago in cui è vissuta Santa Margherita da Cortona. Dalla caserma di Montepulciano i "Carabinieri" più famosi d'italia - ormai li chiamano così quelli

della fiction - sono arrivati a Pozzuolo per qualche ciak su una retata di clandestini asiatici. Peccato che ad accoglierli, oltre ai tanti curiosi, ci siano state decine e decine di buste ricolme di rifiuti puzzolenti.
D'accordo che per girare le scene dell'episodio con i cinesi hanno preferito gli interni di Palazzo Moretti e di un cortile che si affaccia sulla strada ( come scantinato) ma lasciare una troupe di romanacci tra monnezza e moscerini non è proprio il massimo della cortesia. E, credetemi, una pessima pubblicità in bocca ai capitolini è in grado di vanificare i tanti sforzi promozionali delle amministrazioni lacustri per vendere il Trasimeno e le sue colline in giro per il mondo.
Per effettuare questa breve incursione nel territorio castiglionese la Fidia Film ha naturalmente richiesto un permesso al Comune di Castiglione del Lago. Viene dunque da chiedersi come mai,
considerato e risaputo il problema dei rifiuti per la strada in questa frazione, da parte dell'amministrazione non ci sia stata l'accortezza di far rimuovere almeno parte delle buste ammassate nei tratti interssati dal set televisivo. O far anticipare di un giorno la data del ritiro, dal momento che sarebbe stato effettuato all'indomani delle riprese.
Va bene che Walter Nudo ha vinto l'Isola dei Famosi, ma almeno davanti all'Arma di Mediaset abbiate rispetto!!


Una cosa però è certa, stranamente casuale ma certa. Due giorni prima che arrivasse il Carabiniere Nudo a Pozzuolo, sono comparse su alcuni tratti della strada provinciale intorno alla frazione le strisce pedonali, tanto attese dopo mesi di gimkane estenuanti sulla carreggiata - sport invernale praticato sulle quattro ruote nelle zone di confine tra Umbria e Toscana, causa nebbia.

Beato Nudo, salvatore degli automobilisti flagellati dalla nebbia, salvaci tu!



lunedì 23 luglio 2007

LUGLIO, RAGAZZO MIO NON TI RICONOSCO!


Internet, email, sms. Quando la comunicazione accoppa la coppia.

PERUGIA - Caldo, fa troppo caldo, e si finisce col dare i numeri. Attenzione però, a non commettere sbagli madornali, perché il grillo della gelosia non va in vacanza, anzi con le alte temperature del solleone si rischia di dare il peggio di sé con il proprio partner. E il risvolto finale è ritrovarsi a dover fare inaspettatamente una vacanza da single, con buone probabilità di trovare posto solo a settembre, in un villaggio per famiglie.

Pensare male fa male al portafoglio. La differenza tra l'essere curiosi e la gelosia può essere misurata in gradi C°. Si può fare una ricerca innocente tra i documenti personali del vostro lui in cerca di qualcosa che vi riguardi romanticamente e senza alcun tipo di preoccupazione su quello che troverete, o, al contrario, trovare tra questi stessi documenti una serie di indizi che vi fanno salire vampate di calore in tutto il corpo e un anomalo fibrillare del sangue. Inutile dire che in questo caso le consultazioni telefoniche con le amiche sono quasi obbligatorie e generalmente vincolanti: perchè, se è vero che la donna riesce a gestire le proprie risorse cognitive anche in condizioni di crisi e l'uomo no, è altrettanto vero che in certe situazioni occorre più d'una mente femminile per correre ai ripari. Il mio consiglio è dunque questo: uno o due sospetti non bastano per attivare un circuito di deformazione (senti)mentale che vi porterà solo rogne. Accertatevi che quella peculiare sensazione femminile di qualcosa-che-non-va non sia la solita paura o il frutto di un periodo di stress e dannazione fisica, per poi ritrovarvi sulla strada impervia ed infelice delle congetture mentali senza uscita.

Caso 1- Siete comodamente distese sul vostro divano, mentre fate acquisti in internet con il vostro pc. Avete appena ordinato un meraviglioso completino di Victoria Secrets. Uno di quelli col prezzo da occultare e da indossare sulla pelle
opportunamente levigata dalla breast cream di Jean Plaubert (l'elisir di seduzione per le migliori occasioni, visto il costo da nababbi) che promette risultati da far invidia alla Canalis. O quasi. Prima di spengere il computer notate però, per caso, che tra le ultime ricerche effettuate su Google compaiono strani nomi, dall'effetto pruriginoso. Escort, incontri, pornoitalia e meetic. Sentite già caldo? Prendetevi un thè freddo e iniziate la ricerca. Se cliccate sul titolo in questione ed effettuate una ricerca, vi appariranno una serie di siti che potranno aiutarvi a capire. In genere, se non si cerca un caso specifico, per curiosità e per altri fini, si accede al primo dei risultati proposti dal motore di ricerca. Quindi, un sito per contattare escort nella tua città, incontri telefonici con voci sensuali (tocca vedere poi chi c'è dall'altra parte della cornetta e se s'è fatta la ceretta), o il famoso sito "meetic" in cui ti registri per conoscere gente della tua città. Naturalmente non per guardarsi negli occhi. Mi chiedo se avete ancora del thè in frigo o siete accasciate sulla poltrona allibite e incazzate.
A questo punto provate a guardare sull'account di posta elettronica del vostro compagno, che - se non è un luminare dell'informatica - vi sarà facilmente accessibile in base a quanto lo conoscete "bene". Tra le email ricevute, inviate ed eliminate (ma ingenuamente non in modo definitivo) potrete trovare sicuramente qualcosa di utile, anche solo un modo interessante per farsi ricordare la password di accesso dai siti teribbili che avete scovato nella memoria del motore di ricerca. In linea di massima, se l'amore della vostra vita si è spinto oltre la semplice curiosità di visitare il sito (che male c'è in fondo, niente di diverso da quello che si vede in tv!), avrete modo di saperlo.
Caso 2 - Arrivano strane email sul vostro di indirizzo di posta elettronica. Una volta esistevano le "lettere anonime", graziose composizioni fatte con ritagli di giornale, che ritrovavate nella cassetta postale e che vi informavano di certe situazioni scabrose ad opera vostra o a vostro discapito. Oggi il fenomeno è molto più ridotto, perchè al canale postale di preferisce quello telematico, più diretto, più veloce e meno impegnativo (sai che perdita di tempo ritagliare le singole lettere dell'alfabeto da quotidiani e giornali per scrivere una missiva anonima?). Aprite la vostra casella elettronica e trovate un indirizzo sconosciuto con un oggetto che vi chiama per nome. Incuriosite, aprite il messaggio e scoprite che all'indirizzo email visto alla pagina precedente, se ne sostituisce un altro, dalla dicitura "anoinymous email". Eccoci, è sempre lei. "T'hanno mascherato ma ti riconosco", recita un vecchio detto dalle mie parti. Il contenuto è prevedibile: qualche buon samaritano vi avverte che il vostro lui è un don giovanni, per dirla con un eufemismo dignitoso, il resto ve lo lascio immaginare. Se fino ad allora la paura che qualcuno vi potesse fregare l'uomo era solo virtuale, dopo qualche lettera anonima vi capiterà di fare quattro risate e poi diventare sospettose anche della vecchia signora dell'alimentari all'angolo.

Volete anche un caso 3? Lasciamo stare, credo di avervi dato sufficienti input per capire che se il vostro uomo volesse -periodo ipotetico dell'assurdità- venire meno al suo amore eterno e irrinunciabile, potrebbe farlo in qualsiasi momento e in ogni modo. E' un problema suo, anche vostro in parte, ma fondamentalmente a dover pagare questa scelta sarà lui.
Piuttosto come state messe a cellulite? e quella cremina miracolosa dell'erboristeria l'avete mai provata insieme ad un completino da 20 euro di Calvin Klein di due anni fa? Se non ci avete mai pensato, invece di spendere fior di quattrini per un oggetto che probabilmente supera le vostre possibilità, tagliate sul superfluo e concedetevi una piccola vacanza in più con il vostro adone e giocate di fantasia. Niente di meglio per tenere lontane escort, incontri maliziosi in città o strane tentazioni sul filo della banda larga.
E poi, ogni tanto, acquistate due rosette rosse da un fiorista che non vi conosce e fatevele spedire a casa, in soggiorno fanno allegria e nutrono l'amore di desideri e mistero..

venerdì 20 luglio 2007

SAGRA DEL FAGIOLO IN UMIDO, SALMONELLOSI E PORCHETTA. I TRE DELL'APOCALISSE?

CASTIGLIONE DEL LAGO - Fegato fegato, fegato spappolato.. cantava Vasco in tempi insospettabili per sagre e sagrine. Quindici anni fa c'è stato il boom, almeno da queste parti, e ogni paese faceva a gara ad avere il massimo dei giorni disponibili, un tour de force pantagruelico per due, tre settimane di feste all'aperto, tra stand, panche scomode e gocce di sudore che - fatemelo dire - grondavano da ogni dove del corpo senza sapere dove finissero. Tant'è che nessuno se l'è mai chiesto, fino al momento in cui hanno fatto indossare ai cuochi nelle cucine cappellini e grembiuli e imposto l'uso della maglietta.
D'accordo che la sagra è un momento conviviale - che bella questa espressione - e dall'anima casereccia, ma a casa mia non è mai successo che mangiassero oltre trecento persone tutte nella stessa serata. La domanda che mi sono sempre posta davanti alla cassa della sagra di turno è: "ma le mani se le saranno lavate prima di mettermi la roba nel piatto?" Perchè con l'idea che la sagra è un ambiente dal sapore casalingo, del "semo tutti amici, volemose bene finchè se magna 'nsieme", non vorrei che a qualcuno venisse meno il principio della pulizia mentre si cucina o si somministra il pasto. E questo principio non vuole insinuare dubbi sulle condizioni igienico- sanitarie della cucina della sagra tout court, ma sulla buona fede di chi si aggira tra fornelli, verdure e alimenti da mettere nel piatto.

Lo stesso discorso vale per ristoranti, osterie, bar, caffé e tavole calde, senza escludere nessuno degli esercizi del settore ristorazione e affini. La sottile differenza di queste attività rispetto a quella temporanea della sagra è che dovrebbero sottendere un'esperienza professionale, in qualche modo, formativa. Ossia, chi si trova a svolgere un determinato lavoro per un lungo periodo di tempo e con l'intenzione di svolgerlo bene, sa che deve seguire delle regole precise e che lo sgarro da queste non conviene in nessun caso. Nè economicamente, nè in termini di immagine.

Trovi un capello su un piatto di fagioli con le cotiche cucinati alla Sagra del cotechino? Togli il capello, bevi un bicchiere di vino e continui a mangiare. Forse.
Lo trovi in un ristorante? Il giorno dopo, probabilmente, deciderai di spendere qualche euro di chiamate per informare i tuoi amici che in quel posto è meglio non andare, perchè il cuoco non sa che per la caduta dei capelli ci si deve rivolgere all'Istituto Helvetico Sanders. O comprarsi le capsuline in farmacia.

Tutto questo per dire che i sei casi di tossinfezione accertati nel castiglionese hanno puntato i riflettori - con una campagna mediatica nauseante - su un esercizio di macelleria che ad oggi risulta però scagionato dalle accuse di cattiva conservazione degli alimenti. L'esito dell'indagine epidemiologica avviata dalla Asl2 è infatti negativo e prevedo che anche le ultime analisi daranno un risultato simile. Nei giorni successivi all'uscita della notizia sul Giornale dell'Umbria (sic!!) i quotidiani locali hanno martellato l'opinione pubblica con ipotesi, buone prassi di prevenzione, cose da non fare e convenevoli da dire in queste occasioni, per poi terminare la lunga sessione mediatica con presunti casi di dissenteria ad una festa paesana. Senza, però, che i la "famigliuola" malcapitata sentisse la necessita di recarsi presso le strutture sanitarie, e senza dare alcuna indicazione sulla località dove sarebbe stato consumato il pasto (al Trasimeno, in Umbria, in Italia?). E, ancor più, i legge che i Nas avrebbero commimnato addirittura una bella multa alla struttura colpevole di aver cagionato il mal di stomaco. Ma come, mi chiedo.., una famiglia si sente male per aver mangiato non si sa che e i respondabili se la cavano con una bella multa? Mi sa tanto di bufala, ma spero che almeno questa non sia andata a male, di giornalate sui cibi avariati ne abbiamo piena la pancia.

mercoledì 11 luglio 2007

SOS DANDY IN ESTINZIONE AL TRASIMENO. (Ne avete mai visto uno?)

CASTIGLIONE DEL LAGO - Mettete una serata sul litorale castiglionese, e tanta voglia di giocare con gli abiti, complice l'aria peperina di luglio. Care amanti del fashionismo (quello vero), deponete borsetta a ventaglio e jimmy choo (sfido chiunque a trovarne un paio in giro per Castiglione), e prendete carta e penna per una bella ricerca etnoantropologica sui frequentatori del lungolago.
E se ne avete il coraggio, metteti alla ricerca di un vero dandy, nella moltitudine di stili variopinti e non ben identificati che nascono al tramonto e si estinguono all'alba come un chironomide.
Se, come sostiene lo scrittore Giuseppe Scaraffia, riportare un disegno del dandy è un'impresa difficile - e per di più banalizzante -, riuscire oggi ad individuarne uno è quasi impossibile. Forse perchè, dice Scaraffia, "al dandy superstite resta solo l'invisibilità, ossia autocancellarsi per restare un autentico dandy". Partirei dalla parola chiave "anticonformismo", rispetto alla quale leggere l'iconologia dandy e la casistica moderna.

Un ottimo ambiente di studio è naturalmente la Darsena, il coffee per eccellenza nel panorama nostrano. Non si può parlare di contaminazione, in quanto questo processo comunicativo avviene per commistione e penetrazione di idee e background culturali diversi, ma in questo ambiente è possibile avvicinare paninari inconsapevoli, aspiranti veline, poeti del dopo lavoro ferroviario, intellettualoidi da tequila e margarita, barbie chimicamente modificate e qualche raro esempio di sostanza umana disposta a non voler sembrare lo specchio di sé stesso.

Mai senza griffe. Questa è la categoria più in voga, e caderci è un gioco. Si inizia con una t-shirt di cui, in tempi insospettabili, nessuno avrebbe mai messo in dubbio l'essere originale o meno. Oggi per dimostrare che il capo indossato è rigorosamente un trade mark, basta far fuoriuscire con nonchalance l'etichetta con l'ologramma di autenticità, o camminare con una delle braccia sollevate, per mettere in vista l'etichetta laterale sulla quale è solitamente impresso o ricamato
un logo. Purtroppo il mercato non offre molte chances di disintossicazione da questa febbre, e gli stilisti sanno bene che per il pret a porter politicamente corretto una bella scrittona con le iniziali fa sborsare molto più di un tessuto di qualità. Il risultato è la proliferazione metropolitana di magliette e magliettine, jeans della peggior fattura, abitini in jersey e materiale stretch, tutti tempestati di scritte e lustrini griffatissimi. I casi patologici sono al limite di questa fascia di consumatori modaioli, ma purtroppo risultano in visibile aumento. Basti pensare alla collezione P/E 2007 del marchio "Denny Rose". Più o meno accessibile a tutti i portafogli, un meno alle taglie over 44, i capi di questa ditta emiliana si fanno pubblicità da soli, e chi li compra paga pure. Questi come altri di griffe nostrane, s'intende. E le strade del lungolago si riempiono di "commercial" umani, appiccicati al didietro o al "didavanti", con stoffe pessime e tagli cuciti con il filo del "pressappoco". Quindi, decisamente poco dandy.
Basti ricordare Oscar Wilde. Il mito del dandysmo (quelli si che erano tempi), in preparazione per il viaggio in America, venne a sapere che dall'altra parte dell'oceano stavano allestendo un benvenuto "allo scrittoreesteta", e decise così di presentarsi al suo arrivo vestito in modo del tutto convenzionale. Ecco, gente del "mai senza una griffe" meditate, meditate..

Non ti avvicinare, potresti innamorarti. Anche in questo caso, il target di habituè del lungolago non ha sesso. Sono i più pericolosi, esteticamente parlando. Perchè sono maledetti fuori ed esteti dentro. Il loro modo di vestire è generalmente casual, ma studiato. Il tocco finale in genere lo riservano ai capelli, dicretamente trascurati. Il resto lo giocano molto sugli sguardi, che riescono a fare la differenza tra un paio di bermuda a quadretti portati con convinzione o per moda. Per la loro caratteristica sfuggevolezza (molto simile alla scioglievolezza dei Lindor), è difficile dare loro un format, un posto esatto nella moltitudine variopinta della gente on the lakeside, perchè la stessa categoria riserva al suo interno persone molto diverse. Ma tutte dall'anima dannatamente esteta. L'importante è piacere, e quindi sono disposte/i a mutazioni vestimentarie a seconda del contesto. Potenzialmente il "non ti avvicinare, potresti innamorarti" potrebbe aspirare ad essere un dandy, più o meno consapevolemente. Ma la matrice di estetismo è inibitoria, e così all'impalbile individualismo (scusate la banalizzazione) del dandy preferiscono un cinico egocentrismo.
Io aborro. Sono quelli del vestito da mercatino, del cane al guinzaglio ad ogni ora della notte e del giorno (con le benedizioni degli animalisti?), dei piercing ad oltranza. L'importante è far sapere a tutti che disprezzi la società del consumo, e che se puzzi è perchè preferisci passare il tempo a pensare piuttosto che fare una doccia. Nel rispetto delle risorse idriche, naturalmente. Ma sono anche quelli che amano viaggiare, che si leggono tanti libri e riescono a comunicarti - in genere - qualcosa di più piacevole di una cronaca quotidiana di quanto fatto nella settimana passata. In genere, perchè spesso i cultori del "io aborro" al di là dell'essere politicamente masterizzati e di avercela con Berlusconi, viaggiano su un binario a senso unico: la lotta alla massificazione. Dei contenuti, della libertà, del costume, delle idee, delle salsicce, del lavoro, del precariato, del dentifricio inquinato, dei Coliformi fecali, della comunicazione, di tutto. Di tutto. Poi però mangiano la fettina comprata alla Coop, la cioccolata dei mercati equosolidali che alimentano la criminalità organizzata e il narco traffico, e non bevono coca cola perchè fa lavorare i bambini, ma si comprano le scarpe cucite da manine piccole piccole.. Un dandy così non s'era mai visto. Appunto.
Per districarsi nella giungla moderna e saperne di più:
"Dizionario del dandy", di Giuseppe Scaraffia,
Edizioni Sellerio 2007.

Un dandy autentico però l'ho trovato..Non abita al Trasimeno ma è made in Umbria.
Come l'ho capito? Lo vedreste da un miglio di distanza, che è un anticonformista senza pretese di anticonformismo, anche se nascosto dietro un asciugamano da spiaggia.. o con una pesca in bocca..

venerdì 6 luglio 2007

Isola Maggiore look new romantic per l'estate 2007


-ISOLA MAGGIORE -
Sul promontorio del colle gli ulivi ballano,
con le foglioline diritte che fanno il solletico alle nuvole.
E qualche ramo si arriccia
in uno giro di parole,
di meraviglia.

ATTENTI, IL TRASIMENO UNISCE E POI SEPARA..






Chi non ha mai sognato di coronare il proprio sogno d'amor in riva al mare, o dinanzi ad un romantico crepuscolo che si specchia sul lago? Potreste immaginarvi una Jennifer Lopez nella veste di wedding planner che consiglia ai propri committenti una mielosa cerimonia al tramonto nel Castello di Zocco o a Montecolognola, o organizzare uno sposalizio old fashion nell'uliveto che domina il colle di Isola Maggiore. Ospiti vestiti a festa e corredo del catering nella stessa tonalità, of course.
Quello che non immaginereste mai è che il lago unisce nel giorno più bello e divide quando meno te lo aspetti. Forse per una strana logica dantesca, la legge del contrappasso trova una sua applicazione anche in amore. Anzi, soprattutto in amore, quando la "A" è maiuscola. Sembra strano, ma per analogia con il proprio peccatuccio di voler nozze splendide in riva al lago, una volta tornati nella propria terra natìa, gli innamorati devono fare i conti con un calo di amore.
A quanto riportano i dati dell'Eurispes le separazioni in Italia sonpo aumentate del 59 % negli utlimi dieci anni, e dalla media statistica tra i vari istituti nazionali di ricerca emerge addirittura che una coppia su 4 si separa. Al varco del nuovo millennio l'Istat ha rilevato - per il solo 2000 - 71.969 separazioni e 37.573 divorzi, e segnala un aumento del 12.82% rispetto al 1998 e del 37.5 % rispetto al 1995 (fonte ISTAT "Separazioni, divorzi e affidamento dei minori" - 2 luglio 2004).
In riva al lago abbiamo messo la lente di ingrandimento sopra Castiglione del Lago e pare che da queste parti i dati siano più rassicuranti. Almeno per le coppiette che risiedono nel territorio. Gli altri, ciccia e piatti rotti.
Da uno sguardo veloce ai dati dell'Anagrafe del triennio 2003- 05, risulta che l'incidenza di separazione aumenta notevolmente per le coppie che hanno scelto la cerimonia "fuori porta" al Trasimeno, e che non vivono nel comprensorio lacustre. Spesso uno dei due coniugi ha origini autoctone, e decide di celebrare il matrimonio nella terra degli avi, complice certe panoramiche pittoresche e certi scorci meravigliosi sulle bellezze del lago. Tempo medio di sopravvivenza della coppia? Circa tre anni, ma qualcuno arriva anche alla crisi del settimo anno, poi archivia in soffitta il proprio sogno d'amore e il realtivo corredo fotografico. Nello specifico, parliamo di separazioni consensuali, che a livello nazionale si ritagliano una buona fetta, posizionandosi sull'85 % secondo i dati Istat. E anche il divorzio non contenzioso sembra andare per la maggiore, in fondo se già i cocci sono rotti, perchè pagare doppio?
La discussione sarebbe ampia e variegata, tanti sono i fattori da decifrare per stilare un quadro approssimativo e poco soddisfacente. Dunque, basta e avanza l'Indagine Istat a cui è stato fatto riferimento, pubblicata per il 2004 e quella successiva del 2005.
La controtendenza a questo quadro è invece un leggero aumento di matrimoni outdoor, molto outdoor. Gli stranieri, perlopiù nordeuropei, sono molto attratti dall'idea di un matrimonio sul lago. L'importante è che a fare da sfondo sia lo specchio del Trasimeno con i suoi grigi che diventano verdi, e poi celesti e ancora cremisi in certi tramonti memorabili. Raramente le cerimonie sono sfarzose, i grandi numeri sono - anzi erano - una convinzione all'italiana. Dunque, pochi ospiti, spesso poche foto e un bagaglio di ricordi ed emozioni da portare nel cuore per tutta la vita. Perchè anche se l'amore finisce, certe "cose" in soffitta non entreranno mai.

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