martedì 29 aprile 2008

dammi tre parole: Castiglion(e), cuore, amore..

Non è un caso che Castiglione faccia rima con cuore e amore. Questi due sostantivi possono subire crasi, soprattutto se l'occorrenza testuale è tendezialmente poetica. Castiglion del Lago, invece, è molto meno poetico. Eppure, quella "e" mancante continua a flagellare le corde vocali di ignari turisti che scelgono Castiglion e si ritrovano a Castiglione. Andiamo con ordine. La colpa non è loro, ma dei simpatici scribacchini che realizzano orari ferroviari, cartellonistica, anche dei giornalisti che a CastiglionE non sono mai stati. O forse, bontà loro, ci sono stati e come tanti altri visitatori si sono lasciati ingannare dalla scritta a caratteri cubitali, all'omonima uscita del raccordo Perugia - Bettolle: CASTIGLION DEL LAGO. Motivi di spazio? Mancava proprio, per l'appunto, casualmente la "E"? Non ci è dato di sapere. Ma le chance di arrivare a CastiglionE del Lago - e non a Castiglion - sono poche anche se prendiamo il treno. Hanno rimesso a nuovo la stazione, nuove aiuole, murales e via dicendo - e anche qui ci sarebbe da dire tutto come prima - ma i cartelloni della stazione ferroviaria sono sempre, inesorabilmente quelli: CASTIGLION DEL LAGO. Queste "e" non si trovano neanche a pagarle! Neanche l'orario ci rende giustizia, perché una piccola minuscola "e" è finita a CASTIGLION.. FIORENTINO! Località che di "e" non ne vede l'ombra da un pezzo. Da ventinove anni a questa parte, negli anni da liceale a Cortona, non ho mai sentito Castiglione Fiorentino. Tutt'al più, come lo chiamano familiarmente i castiglionesi, si dice CASTIGLIONI.

Niente, neanche questo. A Castiglione Fiorentino il treno ferma prima che a Castiglion del Lago. Se nel tragitto qualcuno dovesse trovare la "e" avvertite l'Ufficio Oggetti Smarriti. La stanno cercando da un pezzo.

CACCIA AL COGLIONE A CASTIGLIONE DELLA PESCAIA

CASTIGLIONE DELLA PESCAIA - Che sia una località "carina" non ci sono dubbi, forse come tante "signore" degli anni d'oro s'è adagiata sugli allori di una fama passata. Così sembra Castiglione della Pescaia, con le sue vetrinette da gente del fine settimana, i suoi negozi dal gusto anni '80 e le sue case un pò consumate, il borgo antico assediato da locali con le sedie e i tavoli arrampicate sui vicoli, e certi commercianti di una volta che pensano ancora di poter spennare i turisti. E invece si sono trovati davanti due rompipa**e con il sassolino nella scarpa.

Cronaca di un fine settimana festareccio in una località simil-turistica, alle prese con le truffe al bancone e scontrini gonfiati.
Due raggiri in 24 ore sono decisamente troppi, non credete? I due simil vacanzieri non mettono ancora piede nella località, scelta per farsi due giorni di relax, che arriva la prima delusione: un piatto di tre crostini con il sugo unto che i ristoratori vorrebbero far digerire due euro di più. Volete nomi e cognomi? Ristorante Imposto. I gestori parlano nordico, le due cameriere toscano, una di queste sbaglia tutti i numeri dei tavoli (a noi ne dà due, pensando che il tavolo ne fosse sprovvisto). Dopo dieci minuti dall'arrivo dell'antipasto unto, l'altra cameriera si accorge che non abbiamo neanche l'acqua ordinata. Passano 40 minuti e la domanda della prima ragazza in servizio - quella esaurita dei numeri - ci fa capire che dovremo aspettare molto per i primi. Forse dovremo pure cuocerli da soli. "Voi avete preso l'antipasto?" chiede. E infatti le portate arrivano dopo due sollecitazioni (opportune) dei simil-vacanzieri. "Praticamente non sa di niente", commenta il mio compagno di viaggio. Che dire.. dopo 50 minuti di attesa va bene uguale.
Al momento del conto altra fila assurda; alle prese con due clienti (due) la ragazza alla reception è lentissima. E ci vuol far pagare tre fette di pane unte 6,50 euro, anziché 4,50 come scritto sul listino. La simil redazione protesta e la ragazza si accorge di aver fatto una gran bella figura di merda. Il caffé? No grazie, per quando sarà pronto avremo digerito.
La dolce sosta. Si chiama così il nome del secondo raggiro. Pardon, locale dove i due vacanzieri si sono fermati incautamente a fare colazione all'indomani del 25 aprile e del pranzo all'Imposto(re). Il bar è vecchia maniera, ma non volutamente. Il bancone è datato e ad una delle pareti dell'esercizio sono appesi orribili piattini colorati. E' l'unico bar nel corso che richiami l'idea di un posto dove poter mangiare qualcosa di non congelato. Paste fresche per intenderci.
E invece nella vetrina ci sono ancora loro, quelle decrepite brioches che conosco bene, dal color marroncino bruciato, spento come l'abbronzatura dei raggi uvA sulla pelle. Quelle forme le conosco bene, costano 15 centesimi più iva al barista e si rivendono da 80 centesimi in su. E con la scusa che c'è la manodopera e i costi fissi (luce) da compensare. Tanto poi fanno talmente schifo che la gente le mangia uguale. Ebbene, due cappuccini e due brioches 5 "euri" ! I due simil viaggiatori non ci stanno. Nello scontrino fiscale risulta una sola voce, 5 euro appunto, e non - come da regola, bastino anche i studi di settore- i singoli prodotti acquistati. I due consultano il listino prezzi e poi reclamano spiegazioni: il signore alla cassa (nel frattempo la signora attempata che l'ha battuto ha preso la sua borsa e se n'è andata) cincischia qualcosa e vuole ridarci i soldi. Come se fosse una questione di 50 centesimi. Prossima tappa? Guardia di Finanza. I due simil vacanzieri, famelici di giustizia (vedi foto a lato) suonano il campanello ed entrano nel comando. Trovano un finanziere che spiega loro "non è la prima segnalazione". E poi riconsegna loro lo scontrino truffaldino.
Miramare. "Vuole una camera con vista mare e balcone" chiedono al telefono dall'albergo. "Si, magari". Ed eccovi servito Monsieur. La vista mare c'è ma la vostra è l'unica stanza con un parapetto in legno, anziché con il balcone promesso. Il conto, però, è lo stesso.

Morale di questa bella favola: forse, se tutti gli italiani fossero consapevoli che comportamenti simili vanno segnalati a chi di dovere, il Bel Paese sarebbe migliore. No, non diventerebbe il Miglior Paese, ma un luogo diffuso dove il listino prezzi non è un quadretto simpatico scritto come i responsi di Delfi, il rapporto qualità prezzo è un dovere degli operatori (e non solo un diritto del consumatore), ed infine, non si chiude l'unica strada di grande comunicazione in occasione di una festività, causando lunghissime file davvero poco "eco-sostenibili". Benvenuti in Italia.

domenica 13 aprile 2008

SOTTO IL VERDE UNA DISCARICA.

Consigli per una domenica alternativa..
Quando il verde è solo un colore.

A tre chilometri da Castiglione del Lago, immersa tra dolci e lussuriose colline, campi coltivati e piccole macchie boschive c'è una curiosa montagnola di terra mal messa. Sembra un rigurgito di terra e vegetazione, masticate dalla bocca di un gigante e poi rigettate con disgusto. E' una pasta scomposta e informe di erba, terra e .. rifiuti. Tanti. Sbucano da ogni dove, nella pineta che hanno piantato ai margini del campo per coprirne la vista, nel torrente sottostante, tra le foglie e le fascine. Emergono dalla terra: frammenti, detriti, una quantità non ben identificabile di rifiuti ingombranti di ogni genere, e dei più inquinanti. Come c'è finita qui questa roba? Per salire su questa strana collinetta bisogna farsi spazio risalendo sullo scoscendimento. Metti un piede qui e uno là, facendo attenzione a non calpestare altri pezzi di immondizia, fili arruginiti, pezzi di contatori e macerie, conficcati nella terra e avvolti dall'erba. Insomma, poco importa come c'è arrivata questa popò di roba. E' roba depositata anni e anni or sono. Piuttosto viene da chiedersi capire perché dopo tanto tempo tutto rimane così.
Con un filo d'erba sopra e la terra a fare da collante, tra gomme, ferro, eternit, plastica e tanti altri materiali assolutamente non biodegrabili.

Questa è la storia di una discarica abusiva, ma - come dire - autorizzata dal Comune. Erano i tempi del far west, in cui "gestione dei rifiuti" era una idea da visionari.

Il sito è rimasto attivo presumibilmente fino al 1997, anno di pubblicazione del decreto Ronchi. Ma potrebbe anche esser stato chiuso prima. La caldaia vi impiccia nel garage? Un banco di scuola non è più riparabile? Avete sostituito la tettoia e non sapete come sbarazzarvene? Presto detto, e fatto. Si portava tutto in discarica, naturalmente.
E così per anni il sito ha accolto le schifezze del circondario. Il terreno era privato, poi che il proprietario negli ultimi anni (forse rassegnato all'idea di poterci coltivare qualcosa!) lo cedette al Comune. Un fazzoletto di terra. E il Comune cosa fa? Ci butta sopra qualche due, tre metri di terra e può far dormire sonni tranquilli a tutti.

Passano dieci anni e la discarica abusiva rimane sempre lì, con i suoi metri di terra dal cielo. E dai campi. Con i suoi rifiuti sepolti sotto.


Consiglio per un pic-nic alternativo: la caccia al tesoro, ops al rifiuto. Se volete passare una domenica diversa dal solito, armatevi di stivali e guanti (la sottoscritta ha osato senza), e scoprirete il mondo sommerso di cosa si "buttava" nei lustri passati.
Altro dato: questo sito, vicino Castiglione del Lago, è stato inserito nel Terzo Censimento delle Discariche Abusive effettuato dal Corpo Forestale dello Stato (2002). La discarica in questione è stata classificata come inattiva ma non bonificata e in aree sottoposte a vincoli ambientali, paesaggistici e idrogeologici.
Chapeau.. magari sotto l'erba trovate pure un cappello.
(servizio andato in onda sulla puntata di sabato 12 Aprile di Pianeta Umbria)

mercoledì 2 aprile 2008

Caffé: istruzioni per l'uso

Quando bere troppo caffé comporta qualche disturbo neurologico..

Semo gente de Fuligno, martedi 8 aprile su Report

E che avrà fatto mai Fuligno per finire su Report, sotto le "grinfie" della bravissima Milena Gabanelli? Quello che desta curiosità, almeno in "noi" umbri è che nel trailer di presentazione della prossima puntata è apparso un esuberante Franco Zaffini (An- Pdl) che parla al telefono con qualcuno (se c'è) e sbotta con gli occhiali sulla punta del naso e gli occhi saccenti: "e guarda che te mando affanculo". Chapeau. Homo Missinus, parola non mente? Che dire, la simil redazione aveva già sottolineato il particolare affetto di Zaffini verso i media - locali - visto che nel giro di poche ore aveva quasi assediato Tef.. ma alla fine ci ha sbalordito, arrivando - addirittura- a Rai3, nel tempio sacro del giornalismo d'inchiesta. Bravo! Adesso non rimane che sedersi sulle poltrone di "Porta a Porta". Sarebbe un colpaccio da numero..1.
(l'immagine è stata volutamente posizionata a Destra)

Il voto? Lo dò al partito del Loto..

La Margherita non c'è più, il garofano resiste (almeno fino al 14 aprile), poi c'è l'Arcobaleno della Sinistra Unita. Mancava il fiore del Loto! E allora, tanto per aumentare il numero dei partitini nella lista delle imminenti elezioni politiche, si fa avanti il movimento politico che prende il nome dal fiore simbolo di purezza, tipico di ambienti fangosi in cui sboccia nella sua rara bellezza. "Il Loto" nella circoscrizione Lazio I vanta già degli esponenti. "Aspira ad integrare i valori umani di pace, amore, rettitudine, verità e non violenza nella vita politica, economica, amministrativa e sociale al fine di un pacifico e solidale progresso della società e dell’armoniosa crescita dell’individuo", spiega Luigi Ferrante nel sito dedicate. Un cognome noto, mi ricorda un tale Francesco Ferrante, direttore (ex) di Legambiente e candidato Pd dopo due anni di legislatura Prodi al Senato. Parente? Accolito? E' un pò come le catene di abbigliamento United Nation, apparse e poi scomparse qualche anno fa. E l'amica ti diceva: "Sai, ho comprato un pulloverino alla United Benetton". Come confondere la Buitoni con la Barilla, sempre pasta è no?
"In questo tempo in cui la politica è divenuta incredibilmente distante dal sentimento e dalla partecipazione collettiva, in cui il cittadino è schiacciato dall’ingranaggio di un altero meccanismo burocratico che esprime il potere - dice ancora Ferrante -, più che la partecipazione e il sostegno alla crescita individuale, il movimento politico "Il Loto" scende in campo al fine di ridisegnare questa struttura ormai obsoleta ridando al cittadino e all’individuo il suo ruolo di centralità". Senza neanche una virgola, l'unica che appare nel lungo testo ce l'ha messa Trasìmeno Freestyle per riprendere fiato. Che dire, se proprio non sapete resistere ai Fiori di Loto e alla loro vaga reminiscenza orientaleggiante, votate.. saremo tutti una grande comunità pronta a rinascere.. Tanto nel fango ci siamo da parecchio.

GIORNALISTI DA CERIMONIA

Breve abbecedario per districarsi nel mondo dei "giornalisti", una giungla di simil- qualchecosa.

Annotare. Alle conferenze stampa alcuni cronisti scrivono tutto, anche l'incipit delle presentazioni. Hanno anche un simbolo stenografico per i respiri, gli anacoluti e le incertezze vocali.

Biro. Un giornalista senza penna è come un macellaio senza mannaia. Ma il pollo, dicono, si può spezzare anche con le mani.

Collaboratori. Pensavate che solo i senatori potessero godere di privilegi vita natural durante? Fate un giro nella redazione più vicina a casa vostra. Senatori a vita si diventa, collaboratori, praticamente si nasce (nomen omen). Detti anche "brevisti", ossia fornitori di tutti quei pezzi inutili che servono a riempire la pagina.

Deontologia. Copia e incolla, firma e pubblica. Così fan tutti? No, solo alcuni.

Embedded. Non siamo in guerra ma, in senso traslato, ci sono molti giornalisti arruolati politicamente, che come i computer embedded svolgono solo una determinata funzione- o liturgia.

Firma. Biagi diceva che mentre Narciso si specchiava nella sua immagine, i giornalisti si specchiano nella propria firma.

Giornalista. o giornalaio? Se non ci fossero i secondi non ci sarebbero i primi.

Habeas Corpus. Quando il prigioniero è il lettore.

I. Per un puntino Martino perse la cappa? Per qualcuno perde la e, la o, la acca, cambia coniugazione e si incastra nelle proposizioni oggettive.

Lèggere. L'appeal di un pezzo si capisce quando arrivi a leggerlo fino in fondo. E ti piace pure. Ma alla fine ti rendi conto che era l'oroscopo del giorno.

Microfono. E' l'alter ego del telecomando. Tutti vogliono possederlo (è un istinto sessuale freudiano) e pochi sanno usarlo con intelligenza.

Nomen omen. vedi al punto C.

Ossequi. "Presidente..".E, in un inchino, allungano il proprio palmo verso l'aurea mano della governatrice regionale, col sorriso delle occasioni, falsamente imbarazzato. Molto più strusciante di quello che sembra. "Buona giornata!" - trillano ii giornalisti simil-paggetti con la lingua penzolante.

Pagina. una tira l'altra e per fortuna anche oggi abbiamo finito di sfogliare il giornale.

Quantunque. Quando il giornalista diventa pedante, ricordategli di stare Tralla, sennò rischia di sembrare uno Zabauro.

Stronzate. I giornalisti di Libero e il Corriere si permettono di scriverl..e, ma come sostantivo. Ad altri invece rimane il primato di averne tirate fuori delle grosse, volontariamente e non. Autisti stupratori, i cinesi che non vogliono più bufale (ne importano 1 kg l'anno, mercato grosso eh?), famigliuole avvelenate ad una festa paesana per colpa delle patate fritte e di una braciola di maiale. Ma con un bell'ammazza caffé si digerisce tutto, anche le stronzate.

Titoli. Avete saputo delle piante killer? E della stangata Ici a Magione? Sono quasi sempre esagerati, a volte spropositati (gli alberi uccidono?), ma sfido chiunque a trovare una reclame che non gridi le virtù di un prodotto.

Uno più uno, a volte fa quattro. Si rimprovera ai giornalisti di fare troppo spirito laddove si chiede solo di riportare un fatto, la cronaca. Il rischio è leggere pura dietrologia, inutile alle fame di notizie del popolo, ma foriera di buon umore.

Verosimile. Quello che si legge nei giornali, si vede in tv, o si ascolta alla radio non è la verità. Il giornalista non ha il potere dell'onniveggenza, non è il detentore di verità assoluto. Piuttosto con un articolo può stimolare, suggerire, mettere in evidenza una particolare verità.

Zeitgeist. Ciascun cronista segue la tendenza culturale della propria epoca, insomma ha uno spirito del tempo che si attanaglia nella propria penna, dalle strutture politiche alle pratiche testuali fino ai gesti della vita quotidiana. Poi c'è lo zeitgeist dei suoi articoli, un database di tutte le parole utilizzate che può anche essere usato contro di lui per dargli dell'ignorante.