domenica 22 giugno 2008

Tre giorni di lutto per Trasìmeno Freestyle

Dedicato a tutti quelli che non hanno bisogno di parole.

Da oggi il mondo ha ricominciato a fare rumore.
Questa mattina se n'è andato colui che doveva diventare il personaggio dell'anno di Trasìmeno Freestyle. La simil redazione pensava da giorni ad un servizio fotografico ad hoc, e invece dovrà accontentarsi di due foto sbiadite scattate con il cellulare.
Nella notte tra sabato e domenica se n'è andato Pasquino, un coniglietto a tre zampe che m'ha riempito il cuore di gioia; al cui pensiero mi cullavo per le strade, ad inseguire aperture e notizie. Il mio dolce Pasculo, maschio o femmina che sia stato, non c'è più. E se n'è andato senza dire niente, trascinando quel suo corpicino monco, straziato da chissà cosa, forse una tagliola che gli ha mangiato la zampa in un tempo passato. Neanche troppo passato, neanche troppo recente.


Pasquino è arrivato in quel di via Toscana nella sera di Pasqua. Era sul ciglio della strada, bagnato e impaurito, a pochi chilometri da quella che sarebbe diventata la sua casa, quando è passato un ragazzo dal cuore puro e ha pensato di salvarlo da una morte certa.

E' arrivato avvolto in un giornale, niente di meglio che per una simil giornalista. Ed è stato accolto con acqua e ciambellone.

Poi sono passati giorni e settimane, prima al buio di una stanza, poi in un cortiletto tutto per lui, tra carotine, carciofetti, biscotti, le sue amate mele, le bucce di pesca che mangiava con avidità, e quelle sfoglie croccanti di cereali che sgranocchiava entrando fin dentro la ciotola con tutto il corpo.

Odiava essere pulito (come mi aveva detto il veterinario) e disinfettato nella sua disabilità; quando era arrabbiato mi tirava la ciotola facendola girare con i denti. E quando mi divertivo a fargli annusare le dita, alla fine mi dava un piccolo morsino con i denti per farmi capire che era il momento di finirla. E di passare ai fatti.

Un giorno ha fatto il bagno da solo, si è immerso in un vassoio pieno di acqua (da bere). E poi, tutto spaparanzato in quella specie di vasca a misura di coniglio, mi ha guardato come per dire "io mi lavo da solo, se ho voglia". Quando vedeva mia mamma andava a ficcare il suo nasino fremente nella busta, per vedere cosa c'era di buono da mangiare. E quando lei gli parlava si alzava dalla ciotola, e rimaneva girato con le orecchie tese. Come quando vedeva i fofossi (alias i micioni Bubu e Minosse) aggirarsi per il suo cortiletto.

Poi sabato ha pianto, con quel suono stridulo che i conigli lanciano nei momenti di massima paura. Non stava bene ma io non lo sapevo. E sabato notte se ne è andato, nel peggiore dei modi. Ha sofferto come Oreste, e io non c'ero a dirgli che sarebbe andato tutto bene. Il suo silenzio che non c'è più ha lasciato un gran vuoto in via Toscana.
Domenica mattina, quando sono andata ad aprire la porta della stanza, i suoi occhi erano polverosi. Sembrava avere un'espressione serena. Serena.
Trasìmeno Freestyle è amareggiato. Il silenzio di Pasquino non c'è più, e ora il mondo è tornato rumoroso più di prima.