giovedì 20 settembre 2007

UN POCO DI ZUCCHERO MA LA PILLOLA NON VA GIU'

MAGIONE – Basta un poco di zucchero e la pillola va giù, cantava allegramente Mary Poppins ai ragazzi. Ma la pillola in certi casi non basta più per far passare il dolore, se si parla del “male di vivere”. L’espressività della malattia mentale e la sua sintomatologia negli ultimi venti anni sono mutate in certi aspetti della loro riconoscibilità sociale: se una volta il “matto” aveva caratteristiche ben precise, dall’abbigliamento bizzarro e mal messo a certi comportamenti sociali apparentemente aggressivi, oggi è molto più difficile scovare il germe del disagio mentale se per esso intendiamo le forme di depressione e di frustrazione psichica. Ci sono giovanissimi che iniziano a fare uso di alcolici (un uso regolare) e di sostanze stupefacenti già prima di varcare la soglia della scuola superiore. E a volte gli stessi insegnanti faticano nel distinguere la poca attitudine allo studio da forme di disagio che si manifestano attraverso il fallimento scolastico. Questo rappresenta per il ragazzo una sorta di “somatizzazione” della malattia di vivere, di quel tarlo nella testa che fa tanto male nel profondo dell’anima. In riva al lago la situazione non è migliore che altrove. Anzi. Ci ha pensato bene a darne qualche breve pennellata l’associaizone “Vivere Insiem” di Franco Belardinelli, da anni impegnata nel migliorare la vita di chi soffre varie forme di disabilità potenziando la rete di assistenza al malato e alle loro famiglie. Ad oggi l’unica struttura sanitaria che fornisce servizio di assistenza è il Centro di Salute Mentale di Magione, con due medici e sei infermieri, per un bacino di utenza di circa 60 mila anime, delle quali oltre mille ogni anno transitano dal Centro. L’ottimismo però non manca a chi vive e lotta da anni per rendere migliore la vita di persone con disabilità fisico-motorie e con disagio mentale, e Vivere Insieme lancia l’appello alle istituzioni e alla società civile, o meglio al senso civico di chi vive in questa società. “Le persone che soffrono di disagio mentale – spiega Adriana, coordinatrice dell’associazione e dalla lunga esperienza in centri di salute mentale anche all’estero – dimostrano di avere una propria genialità, che spesso però rimane inespressa a causa di metodi inadeguati”. O semplicemente perché la carenza di strutture idonee e di personale competente porta le famiglie a intraprendere la strada più “semplice”, quella farmacologica. La richiesta di “Vivere Insieme” è dunque quella di realizzare almeno un centro diurno di assistenza in una posizione del comprensorio funzionale al Centro di Magione, e di portare l’organico di questo servizio alle venti unità, proporzionali al fabbisogno. Parallelamente il responsabile del Centro Salute mentale, Giancarlo Salierno, ha parlato di una “residenzialità alternativa”, una formula di sostegno che ha debuttato nel Trentino e che permette di alleggerire la spesa sanitaria garantendo ottimi risultati a livello assistenziale. Se infatti si pensa che una residenza sanitaria assistita di medie dimensioni comporta una spesa annuale di circa 300 mila euro, forme di convivenza gestite dagli enti locali possono contribuire a snellire questo costo con programmi di auto mutuo aiuto (ama) tra famiglie, pazienti e volontari, finalizzati al reinserimento dell’individuo nella società. I comuni lacustri hanno dato la propria disponibilità a dare un locale in affitto a costo sociale per gestire le attività creative e psicomotorie che coinvolgono i soggetti disagiati. Di salute mentale se ne parlerà anche venerdi in via Angeloni, presso la sede dell’assessorato regionale alla Sanità: Maurizio Rosi incontrerà i rappresentanti di “Vivere Insieme” per parlare e “misurare “ le possibilità di intervento casse regionali.
Nella speranza che non sia solo "uno zuccherino" per mandare giù l'ennesima pillola..