martedì 19 agosto 2008

E se avessi fatto casino?

I dolori del giovane simil-giornalista.
Ho capito. La differenza tra un "gggiornalista" e un simil giornalista è che il primo se ne frega, mentre il secondo si crogiola nei dubbi. Non so perché ma non riesco mai a credere a quello che mi dicono (soprattutto i politici avvezzi a ritrattare le proprie dichiarazioni). Una sorta di Cassandra al rovescio..

A volte mi prende il dubbio atroce di aver "fatto casino"; un po' come se mi sentissi nel corpo di un elefante all'interno della solita cristalleria. Alla fine, poi, non si rompe niente ed è solo una mia suggestione, eppure rimane il pensiero ansiogeno di aver fatto esplodere una bomba a mano..
"Bene", direbbe un vero giornalista. Si deve smuovere l'opinione pubblica, provocare reazioni, comunicare.. risolvere le questioni aperte.. e tanti bla bla.
"Bene", rispondo io, ma solo se ad innescare la valanga sono gli altri. Bella la vita del lettore. Alla simil redazione piace fare casino in silenzio.. in maniera slow si direbbe. E le alzate di dito (ossia quelli che hanno da dire o recriminare qualcosa) hanno un effetto urticante.

"Oh, ma io c'ho da fare hai capito??" verrebbe da dire.. legata tra i fili del montaggio, del microfono, i treppiedi, le penne che non scrivono mai, i telefoni, le scartoffie, gli impicci di casa Brambilla e una giornata perennemente ingarbugliata.

Cogito ero sum..diceva Cartesio.. Chissà, forse anche lui viveva nel dubbio di aver fatto un casino..