martedì 26 febbraio 2008

La "giornalista", la mamma e un vaso di fiori.

Cronaca di un incontro surreale tra due persone che non hanno mai avuto nulla in comune. Neanche i discorsi sulle previsioni meteo.

CITTA' DELLA PIEVE - Questa volta è la strada giusta. Sono giorni che viaggio con in borsa una ventina di fogli contenenti dati sulle antenne trasmittenti (radiotelecomunicazione) al Trasimeno. Ve li risparmio. Moriremo tutti.

Obiettivo: fare un pezzo sui siti e sui punti di monitoraggio per capire se e dove esiste elettrosmog. La tappa principale è il centro storico di Città della Pieve, poiché in questa località il catasto regionale delle sorgenti elettromagnetiche conta ben tre stazioni. Armata di telecamera mi apposto in piazza Gramsci. Grande quanto basta per scovare un'antennina nascosta in un vaso di fiori. E dove altrimenti? Già, un vaso. Eccolo, una strana pianta grassa..
L'incontro. Mentre sto armeggiando con lo zoom della camerozza, facendo finta di essere interessata più agli edifici che al vaso di fiori, sento una voce "Scusi ma lei cosa ci fa qui?" E mi sembrava familiare. Mi ricordava i tempi delle prime uscite al lago, quando la sottoscritta non riusciva a stare lontana neanche un minuto dalla pista da ballo, e ogni volta che tornava al tavolo dalle altre, questa stessa voce nasale le chiedeva "Chi c'è di laaaaà?".

La simil giornalista e la sua telecamera si girano verso la voce e trovano una neo mamma con tanto di carrozzina e all'interno un pupoche dorme (vicino ad una magliettina del Milan, che tristezza).
Certe persone maturano ma non capiranno mai che bastano poche parole per raccontare un vissuto. Anche il parto. Non occorre che si esponga una cronaca minuziosa e dettagliata di cosa è successo in dodici ore di travaglio.
E così mentre la neo mamma racconta per filo e per segno ogni passo del parto (dalle 24 ore precedenti), la simil giornalista sta pensando a chi abiterà in quella palazzina con le tapparelle serrate e con due vasi di piante grasse decisamente strane sul terrazzo.
Una macchietta. "Sai ero diventata tutta macchiata in viso ", raccontava per la decima volta la neo mamma.
"Ma questo è un palazzo del comune? C'è scritto Museo", risponde la simil giornalista, continuando a rimuginare.
"No, è che non ce la facevo più, poi il medico è venuto e bla bla bla bla.." continua la ragazza dondolando la carrozzina col pupetto."Ma secondo te è una pianta? E' così strana!", replica perplessa la simil giornalista.
E mentre continua questa conversazione assurda, la simil giornalista tenta di liberarsi allungando il passo verso Piazza Plebiscito. Nuovo sito, nuova antenna, ricordate? "Ma la **** come sta, quando partorisce? E la ** viene con la bambina?" domanda la mammina.
"Forse è sul tetto", risponde decisa la simil giornalista, nel tentativo di allungare lo sguardo oltre la copertura del Duomo.
"Io ci sono rimasta male, come farà a crescere un bambino, va tanto veloce con la macchina", maligna la mammina (che c'azzecca poi?).
"Perchè ci sono dei punti dei misura su Palazzo Corgna ma quello è Corso Vannucci", annuisce la simil giornalista.
Durata della conversazione: venti minuti.

Mission Impossible? Egregio Prof. Pieretti, Le comunico che ieri una simil giornalista (laureatasi nel suo corso ma di Scienze della Comunicazione) ha superato ogni legge di semiotica alla base delle moderne teorie della comunicazione, riuscendo nella mirabile impresa di sostenere una conversazione teoricamente impossibile rispetto allo schema basilare di Roman Jakobson. O forse, caro Prof. Pieretti, dicasi semplicemente teoria del "non me ne frega un accidente, c'ho da pensare per i fatti miei". Perché ai tempi di Jakobson non esistevano le antenne a forma di pianta. Ma forse le mammine logorroiche e pettegole si.

A proposito: la pianta dovrebbe essere vera, e l'ha piantata don Aldo, parroco di Città della Pieve. Va bene che i religiosi vivono di offerte ma non credo che abbia accettato 50 mila euro per installare una stazione trasmittente proprio sul terrazzo della canonica..