martedì 16 dicembre 2008

L'Autorità di vigilanza boccia l'accordo del Comune

An: "Quei soldi chi li paga adesso? Certo non i contribuenti".
Castiglione del Lago

Quei 500 mila euro in più non erano dovuti. L’Autorità di vigilanza sui Contratti Pubblici boccia l’accordo bonario tra il Comune e la ditta appaltatrice del terzo stralcio di lavori della scuola elementare, da cui è conseguita una spesa aggiuntiva di 500 mila euro, definendolo in contrasto con il Codice degli Appalti. La delibera, del 3 dicembre scorso, in sette pagine scioglie alcuni nodi dell’esposto presentato nel giugno scorso dal gruppo An-Cdl, composto dai consiglieri Baiocchi, Angori e Farina. La storia inizia nell’aprile del 2005. Una ditta si aggiudica i lavori per la realizzazione del terzo stralcio della scuola elementare del capoluogo per 723 mila euro. Il contratto è “a corpo”, per cui una volta aggiudicato, il prezzo e le opere pattuite restano fissi e invariabili. Tuttavia nel corso dei lavori vengono apportati due ulteriori interventi non previsti da 108 e da 359 mila euro, affidati senza un nuovo bando di gara e con un importo del 50% in più di quello contrattuale originario (come evidenzia la stessa Autorità). Nell’ottobre 2006 interviene un’ulteriore perizia suppletiva, poi risultata errata, e nel dicembre 2007 la ditta presenta al Comune il conto della spesa aggiuntiva. L’Ente quindi, tutelandosi da eventuali ricorsi in giudizio della ditta, stipula con la stessa un “accordo bonario”, ratificato nel marzo scorso con un’apposita delibera di giunta, con la quale stabilisce di pagare 500 mila euro in più ai 700 mila previsti dal contratto a corpo. Su questo passaggio cade l’occhio dei consiglieri di An: l’appalto iniziale è stato stipulato a corpo, mentre la rendicontazione delle maggiori opere avviene “a misura”. “A questo punto gli amministratori – aggiungono i consiglieri di An - anziché stoppare il guasto quando ancora si era in tempo, hanno addirittura autorizzato in toto la maggior spesa, inserendola nella previsione di bilancio 2008, nonostante la pregiudiziale proposta dal nostro gruppo proprio per questa specifica vicenda, prevedendo allo scopo anche l’acquisizione di un mutuo da 250 mila euro”. Nella delibera l’Autorità riconosce il carattere transattivo dell’accordo bonario, ma evidenzia “come le procedure di affidamento siano rigorosamente soggette alla normativa comunitaria e nazionale a tutela della libera concorrenza e non possono essere oggetto di scambi transattivi in termini di affidamento lavori/rinuncia alle liti”, smontando tutti i riferimenti normativi sui quali poggia l’accordo tra l’Ente e la ditta, da cui è scaturito “impropriamente un nuovo affidamento di lavori” lesivo della libera concorrenza. Rispetto a queste motivazioni il Comune dovrà comunicare le valutazioni di competenza entro 30 giorni. “A questo punto – concludono soddisfatti i consiglieri di An - il conto qualcuno dovrà pur pagarlo. E, secondo noi, almeno in questo caso, non saranno i contribuenti. Per questo abbiamo già “girato” il tutto alla Corte dei Conti”.