mercoledì 2 aprile 2008

GIORNALISTI DA CERIMONIA

Breve abbecedario per districarsi nel mondo dei "giornalisti", una giungla di simil- qualchecosa.

Annotare. Alle conferenze stampa alcuni cronisti scrivono tutto, anche l'incipit delle presentazioni. Hanno anche un simbolo stenografico per i respiri, gli anacoluti e le incertezze vocali.

Biro. Un giornalista senza penna è come un macellaio senza mannaia. Ma il pollo, dicono, si può spezzare anche con le mani.

Collaboratori. Pensavate che solo i senatori potessero godere di privilegi vita natural durante? Fate un giro nella redazione più vicina a casa vostra. Senatori a vita si diventa, collaboratori, praticamente si nasce (nomen omen). Detti anche "brevisti", ossia fornitori di tutti quei pezzi inutili che servono a riempire la pagina.

Deontologia. Copia e incolla, firma e pubblica. Così fan tutti? No, solo alcuni.

Embedded. Non siamo in guerra ma, in senso traslato, ci sono molti giornalisti arruolati politicamente, che come i computer embedded svolgono solo una determinata funzione- o liturgia.

Firma. Biagi diceva che mentre Narciso si specchiava nella sua immagine, i giornalisti si specchiano nella propria firma.

Giornalista. o giornalaio? Se non ci fossero i secondi non ci sarebbero i primi.

Habeas Corpus. Quando il prigioniero è il lettore.

I. Per un puntino Martino perse la cappa? Per qualcuno perde la e, la o, la acca, cambia coniugazione e si incastra nelle proposizioni oggettive.

Lèggere. L'appeal di un pezzo si capisce quando arrivi a leggerlo fino in fondo. E ti piace pure. Ma alla fine ti rendi conto che era l'oroscopo del giorno.

Microfono. E' l'alter ego del telecomando. Tutti vogliono possederlo (è un istinto sessuale freudiano) e pochi sanno usarlo con intelligenza.

Nomen omen. vedi al punto C.

Ossequi. "Presidente..".E, in un inchino, allungano il proprio palmo verso l'aurea mano della governatrice regionale, col sorriso delle occasioni, falsamente imbarazzato. Molto più strusciante di quello che sembra. "Buona giornata!" - trillano ii giornalisti simil-paggetti con la lingua penzolante.

Pagina. una tira l'altra e per fortuna anche oggi abbiamo finito di sfogliare il giornale.

Quantunque. Quando il giornalista diventa pedante, ricordategli di stare Tralla, sennò rischia di sembrare uno Zabauro.

Stronzate. I giornalisti di Libero e il Corriere si permettono di scriverl..e, ma come sostantivo. Ad altri invece rimane il primato di averne tirate fuori delle grosse, volontariamente e non. Autisti stupratori, i cinesi che non vogliono più bufale (ne importano 1 kg l'anno, mercato grosso eh?), famigliuole avvelenate ad una festa paesana per colpa delle patate fritte e di una braciola di maiale. Ma con un bell'ammazza caffé si digerisce tutto, anche le stronzate.

Titoli. Avete saputo delle piante killer? E della stangata Ici a Magione? Sono quasi sempre esagerati, a volte spropositati (gli alberi uccidono?), ma sfido chiunque a trovare una reclame che non gridi le virtù di un prodotto.

Uno più uno, a volte fa quattro. Si rimprovera ai giornalisti di fare troppo spirito laddove si chiede solo di riportare un fatto, la cronaca. Il rischio è leggere pura dietrologia, inutile alle fame di notizie del popolo, ma foriera di buon umore.

Verosimile. Quello che si legge nei giornali, si vede in tv, o si ascolta alla radio non è la verità. Il giornalista non ha il potere dell'onniveggenza, non è il detentore di verità assoluto. Piuttosto con un articolo può stimolare, suggerire, mettere in evidenza una particolare verità.

Zeitgeist. Ciascun cronista segue la tendenza culturale della propria epoca, insomma ha uno spirito del tempo che si attanaglia nella propria penna, dalle strutture politiche alle pratiche testuali fino ai gesti della vita quotidiana. Poi c'è lo zeitgeist dei suoi articoli, un database di tutte le parole utilizzate che può anche essere usato contro di lui per dargli dell'ignorante.