martedì 15 luglio 2008

Tu chiamala, se vuoi.. raccolta differenziata

In Italia, che dico, in questo squarcio di Umbria, non avremo mai un futuro nella raccolta differenziata.
Non è ancora stato attivato il modulo per il "porta a porta" nelle frazioni a sud di Castiglione, che già si discute sulla proprietà dei rifiuti.
Accade, per esempio, che la Tsa abbia consegnato dei contenitori appositi agli esercizi che vendono batterie (alias le "pile"): una sorta di tubo lungo con la fessura in cima, da cui buttare all'interno le batterie esaute (le "pile finite").

Ebbene, da quando sono stati collocati nei negozi, si manifestano resistenze da parte dei negozianti perché "la dentro ci vogliono buttare le pile anche gli altri. E che mi tengo le radiazioni degli altri in casa?" Ovvero, se compri le pile qui, puoi buttare quelle vecchie, altrimenti nisba.

Oddio. Oddio. Ma allora non ci sarà mai una soluzione? Quando collocarono i mini-cassonetti per le batterie esauste lungo i marciapiedi, la gente per poco non ci buttava dentro anche i figli in fasce. Una volta al mare ne ho visto uno stracolmo di coppette per il gelato vuote.
Ora che hanno una funzione "sociale" ben definita scattano le problematiche sulla proprietà dei rifiuti?
Digiamocela pure, direbbe La Russa: se preferite che le radiazioni delle pile diventino un bene comune, allora buttate le vostre stilo, mini stilo, torcia e mezza torcia - e chi più ne usa più ne butti - dove vi pare. Inquiniamo tutto come abbiamo sempre fatto. Alla faccia della civiltà e dell'igiene. E alla faccia del capitalismo delle pile.