"Noi neanche ci facciamo caso"
Si riconoscono dal pantalone alla caviglia e da certi dettagli nell'abbigliamento, non solo dalle teste rasate: gli skinheads sono multiformi, ma in sostanza sono i portatori di una certa rabbia anti borghese (c'è da capirli su certi punti), che li vede impegnati in una comunicazione un pò grossolana in punti ben visibili da tutta la comunità e curiosamente collegati al viaggio e alla transizione di gente. Stiamo parlando di stazioni, di sottopassaggi, sale e tutti i luoghi di attesa prima di partire verso una nuova meta. Generalmente le scritte scomposte e disordinate spiccano sulle mura bianche e grigie di qualche struttura immacolata insieme al tipico simbolo dei due martelli che si intersecano o alla dicitura "Oi!". Colori preferiti? Quelli che capitano, ma ben vengano i colori forti e decisi, che rendono il messaggio leggibile anche a chi è afflitto da miopia sin dalla tenera età. E neanche a dirlo l'effetto è decisamente irritante, suscita quasi rabbia.
Eppure, sostengono gli skinheads lacustri, non lo fanno apposta. Si ritrovano sulle pagine dei giornali, accusati di nefandezze e ignominia se non peggio, senza capire - raccontano loro - perché. "Perché noi il giorno dopo nemmeno ci facciamo caso, è.. così".
Si riconoscono dal pantalone alla caviglia e da certi dettagli nell'abbigliamento, non solo dalle teste rasate: gli skinheads sono multiformi, ma in sostanza sono i portatori di una certa rabbia anti borghese (c'è da capirli su certi punti), che li vede impegnati in una comunicazione un pò grossolana in punti ben visibili da tutta la comunità e curiosamente collegati al viaggio e alla transizione di gente. Stiamo parlando di stazioni, di sottopassaggi, sale e tutti i luoghi di attesa prima di partire verso una nuova meta. Generalmente le scritte scomposte e disordinate spiccano sulle mura bianche e grigie di qualche struttura immacolata insieme al tipico simbolo dei due martelli che si intersecano o alla dicitura "Oi!". Colori preferiti? Quelli che capitano, ma ben vengano i colori forti e decisi, che rendono il messaggio leggibile anche a chi è afflitto da miopia sin dalla tenera età. E neanche a dirlo l'effetto è decisamente irritante, suscita quasi rabbia.
Eppure, sostengono gli skinheads lacustri, non lo fanno apposta. Si ritrovano sulle pagine dei giornali, accusati di nefandezze e ignominia se non peggio, senza capire - raccontano loro - perché. "Perché noi il giorno dopo nemmeno ci facciamo caso, è.. così".
Non so voi, ma non mi capita tanto spesso di viaggiare con bombolette di vernice appresso, da brava borghesuccia preferisco riempire la borsa di trucchi che non userò, chewing gum e fogli di carta accartocciati. In più l'immancabile telecamerina, pronta a filmare lo scoop del secolo o a fare foto buffe al mio tati.
Insomma, l'arte incompresa di questi supersiti della filosofia punk e paninara insieme, è davvero tanto strumentalizzata dai media locali?
Primo caso: "All cops are bastard". La scrittona, direi molto vicina al vilipendio, campeggiava nel sottopassaggio ferrovario della sp 300 e nel muretto dirimpetto all'incrocio, entrambi all'inizio di Castiglione del Lago. Anno di produzione: 2004. Scoppiato il caso Raciti nel febbraio 2007 sono bastate 48 ore per incriminare i writers skinheads come delinquenti senza rispetto, come se gli slogan fossero stati scarabocchiati sul muro in occasione della morte dell'ispettore siciliano durante gli scontri di Catania. Dopo tre anni, i tecnici del Comune si sono armati di pennello e vernice grigia per coprire quelle parole inopportune. Anzi rese inopportune dalla morte di una vita umana e rimaste per 1000 giorni dimenticate ai più. "Io me la sono tatuata sul braccio" ci scherza sopra uno dei militanti castiglionesi. Ma in questo caso si tratta di proprietà privata..
Secondo caso, meno istituzionale e più sentimentale. Scamarcio bastard. Questa volta le "teste rasate" perugine sono state colpevolizzate di aver tagliato con un colpo di cesoie la catena con i lucchetti d'amore arrotolata su un ferro all'estremità del pontile di Castiglione. Data del delitto: giugno 2007. Stranamente la scoperta è avvenuta in coincidenza con la comparsa di loghi, elmetti e scritte sulla cabina di attesa dell'Apm, sempre sul pontile e a due metri di distanza dai pegni che gli innamorati hanno consegnato al lago Trasimeno come la Chiatti e Scamarcio in "Ho voglia di te" al Tevere (da Ponte Milvio).
Premesso che agli skinheads lacustri Scarmarcio fa proprio "schifo" e sta un pò sullo stomaco (un pò parecchio), pare che la colpa non sia stata loro, ma di qualche "omino della provincia", che ha malvagiamente reciso la catena piena di amore e di promesse di fedeltà infinita.
Cattivo. Uno perchè certe cose non si fanno, soprattutto in un luogo dove di bello ci sono solo le promesse di giovani romantici. E tutto il resto è molto squallido e triste.Due perchè invece di rimuovere i disegni scabri dalla stazione di attesa ha preferito eliminare un accessorio molto meno visibile ed invadente.Tre perchè ha fatto irritare gli skinheads, che considerano il pontile un luogo sacro di Castiglione. E signor "omino" della Provincia, mi creda, loro di rabbia ne diffondo tanta, non ci si metta anche lei.
Piuttosto, se qualcuno ha un pò di vernice avanzata in garage, vada a spiegare, con poche parole per carità, ai mitomani che imbrattano il sottopassaggio di Piana che "comunista" e "fascista" sono termini in via d'estinzione nel dizionario di lotta politica...Oi!!