"La bellezza salverà il mondo". Quanto ottimismo nell'aforisma di Fedor Dostoevskij (L'Idiota)!
Se il compianto "genio crudele" tornasse a vivere nei giorni nostri, si renderebbe conto che l'ambigua frase ha perso ogni suo contenuto semantico per diventare uno slogan pubblicitario. Di qualche crema miracolosa, di una clinica privata specializzata in liposuzione o stiramenti vari.
Eppure, la cosa che mi angoscia in questo Natale, fin troppo tranquillo per essere foriero di bontà, è che intorno a me vedo fiorire e sbocciare seni floridi come nulla fosse. Passa una settimana e l'esile giunco che collezionava Wonderbra si trasforma in una bambolotta gonfiabile, tanto che a mala pena i bottoni della camicetta riescono a tenere tanto ben di Dio. O ancora, quel decolletè tanto invidiato, che quasi idolatravo perché naturalmente bello, in realtà ha il cartellino della Silicon Valley.
Ragazzi, ma dove è andata a finire la Venere di Milo? "Aridatece" Alessandro di Antiochia e il suo scalpello! Capisco che quando questo fine scultore greco ci ha consegnato la sua splendida creatura non esisteva ancora la Somatoline in crema, non c'era la Sacher, il salamino piccante e nemmeno la Nutella.
Questo corpo, scolpito nel lontano 130 a.C, con un gusto vagamente materno, che non ha nulla di anoressico, ma un seno da coppa di champagne e due fianchi importanti, è ancora il simbolo dell'armonia e del "bello" platonicamente inteso.
Eppure, in questi giorni da nuovo millennio, un seno rigoglioso e gommoso non è un sogno ma una tentazione. Caro Alessandro, grazie per averci dato una lezione di bellezza, di arte e di armonia.
L'augurio è che l'insegnamento rimanga sempre in mente. Ma noi, generazioni del futuro, siamo un pò bizzarri. Spendiamo cifre assurde per comprare i mobili all'Ikea ogni due anni, e disdegnamo i mobili in castagno perché durano e costano troppo. Lottiamo per un ambiente migliore e poi non facciamo niente per ridurre la produzione di rifiuti pro capite.
Cose d'altri tempi, lo so.
Noi abbiamo Victoria, Pamela, Elisabetta Giorgia, Anna, Alba, ma di Venere biodegrabile neanche una. O almeno poche, e senza chance di successo.