Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano auspica che anche la politica vada in vacanza. Ecco, io invece vorrei che da queste parti, in riva al lago, si manifesti finalmente. E nella migliore forma possibile. Da aspirante cronista (ben lungi dal chiamarmi giornalista come fanno tanti impropriamente), e da cultrice del mondo della comunicazione, la mia passione è far salire sul palco della notizia i personaggi del giorno, farli recitare nel tempo che occorre loro, e dopodichè restituire la farsa al lettore. Perchè, in fondo ho il vago sospetto che l'informazione pura e autentica non esista, e che sia una serie di dati che lasciano sempre una via d'uscita verso qualcosa di più specifico o di diverso da come sembra. Insomma, verso il politicamente corretto.
Preferisco di gran lunga la comunicazione, perchè sottintende la presenza di un altro diverso da sé a cui trasmettere un contenuto e da cui attendere una risposta. Una posizione. Anche un vaffa.. tant'è che non è più passibile di denuncia.
Ecco, il giornalismo in questa fetta d'Umbria dovrebbe essere questo. Dare un input, donare a chi ti ascolta o ti legge uno piccolo strumento da verificare, da consultare, su cui ragionare: perchè c'è tanto da fare, cantava Giorgia in un canzone anni 90. E invece, la "Balena Bianca" da queste parti.. fatemelo dire.. ha cacato un bel pò, e i suoi residui organici hanno dimostrato un'ottima capacità di trasformismo. Nella migliore tradizione italiana.
Non voglio riesumare Thompson e il concetto di opinione pubblica, né pensare che l'atmosfera del "coffee" - come momento di confronto e di riflessione su temi pubblici - possa essere adattato alla vita di oggi. (Si dovrebbe rivoluzionare tutto il palinsesto della tv generalista, ma quando mai?)
Vorrei solo che chi siede tra le poltrone della politica in quei bei palazzi che si aprono sul lago, o verso la valle che scende al Trasimeno, non creda nel "tutto dovuto", ossia nella marchetta senza riserve solo perchè stanno nella stanzina dei bottoni. Gli stessi che poi si incazzano se metti tra virgolette le parole di chi li critica (con o senza fondamento, non sono io a dover giudicare questo), ma al tempo stesso non rispondono alle accuse e ti scagliano addosso del comunista o del fascista. Addirittura del terrorista mediatico. Forse un tantino, a volte?
Chiudo il mio piccolo pensierino "disinfettato" del sabato con un quesito ai tanti laureati di Scienze della Comunicazione dell'ateneo perugino.
Avete mai trovato un briciolo di riscontro delle intessanti materie che abbiamo studiato - e delle quali personalmente mi diletto mentalmente- nella vita reale, politica, amministrativa, e nelle realtà imprenditoriali di queste terre?
Consiglio una gita al mare, e tra un tuffo e l'altro leggetevi "Il libro della Comunicazione" del mitico Ugo Volli, ed. Il Saggiatore.
Piccolo frammento di comunicazione politica locale. A proposito di semiotica.
Inno al riformismo di Oscar Monaco - segretario del Prc di Castiglione del Lago - aprile 2007
"Per chi non l’avesse ancora capito, il piddì sarà un partito riformista, ben ancorato alle tradizioni del riformismo italiano ed europeo, anzi ai riformismi che in questo caso si fondono in un riformismo unico, fiero delle radici, della storia e delle conquiste del riformismo, con una chiara prospettiva riformista per il futuro.
Una volta, quando la politica era vecchia ed evidentemente incapace di andare oltre qualche rivoluzione che avrebbe cambiato profondamente il corso della storia, coinvolgendo in diversi progetti masse sconfinate di individui che lottavano nelle piazze e nelle fabbriche tutti i giorni per anni ed anni, una volta appunto quando non c’era ancora il partitone del riformismo, donne e uomini sprecavano le loro migliori energie intellettuali per cercare di approfondire e praticare teorie politiche “pre-riformiste”.
Gramsci, Nenni, Croce, Gobetti, De Gasperi ed ancora decine di altri politici ed intellettuali hanno sprecato il loro tempo e la loro vita, a produrre teorie e politiche, a volte aspramente contrapposte, senza rendersi conto che abitavano tutti nello stesso “pantheon”.
Si sono battuti tutti per lo stesso nobile ideale, il riformismo.
Che poi ci sia ancora qualcuno che non ha ben inteso cosa sia il riformismo è veramente incredibile.
“Il riformismo è la politica nuova adatta alle sfide di un paese moderno”. Più chiaro di così!
Migliaia di pagine, intere foreste rase al suolo per produrre carta inutile; il disastro ambientale per colpa degli intellettuali.
Per dire qual è il compito della politica basta un “pizzino”.
Insomma, è inutile perdere tempo a discutere su come vanno fatte le cose, come vanno fatte le riforme; vanno fatte e basta.
Chi le sa fare meglio dei riformisti? È il loro lavoro!
Non è che qualcuno va a sindacare su come si faccia la pizza da un pizzaiolo, è il suo lavoro.
D’altra parte le linee politiche espresse nel manifesto del piddì sono chiare ed inequivocabili: il piddì ama l’Italia e vuole che gli italiani stiano bene. Meglio di così!
Introduce nella pratica politica un principio innovativo destinato a rivoluzionare l’idea stessa di politica; il principio è quello di “una testa un voto”. Non ci sarebbe da stupirsi se qualche cervellone copiasse l’idea.
Sono altrettanto chiari gli indirizzi economici.
Preso atto che, anni di privatizzazioni del settore pubblico e dei servizi insieme alle nuove leggi sulla flessibilità del lavoro, hanno fatto crescere il tenore di vita degli italiani, è più che giusto e doveroso proseguire su questa strada lastricata d’oro.
È incoraggiante sapere che dopo anni bui, i cittadini di questo paese possono finalmente contare su un partito dalle idee chiare."