Sull'apertura ancora "stand by". L’assessore Marabissi: “entro il 2010, stiamo aspettando un contributo regionale per le opere esterne”. Lavori partiti nel marzo 2003 per 3 milioni di euro, cofinanziati con fondi europei
Piegaro
Il cartello “Work in progress”, lavori in corso, è ancora affisso alla facciata, sopra un cornicione blu intervallato da sbavature bianche. Fa riferimento all’evento dell’8 maggio scorso, in pieno clima elettorale, sullo stato dell’arte del Museo Paleontologico intitolato a Luigi Boldrini, colui che tra la metà degli anni ’60 e la metà dei ’90 ha portato alla luce migliaia di fossili dall’attività di scavo nel bacino lignitifero di Pietrafitta. Le porte del Museo si sono aperte quel giorno alla presenza delle massime autorità istituzionali, partners del progetto: Regione, Provincia, la Valnestore Sviluppo, i due Comuni che partecipano la società (appositamente costituita), Comunità Montana e Sovrintendenza. In quella sede sono state evidenziate le notevoli prospettive che si apriranno per questa struttura, costruita ex novo per accogliere i fossili della Valnestore e candidata ad entrare nella rete dei musei umbri e ad accogliere un centro per il recupero dei fossili a livello interregionale. Dall’8 maggio però le porte sono tuttora chiuse e il 2010 si apre con la previsione di un taglio del nastro sine die, senza alcuna data certa. L’allestimento interno, da circa 220 mila euro, è a buon punto ma la “grossa partita” spiega l’assessore a Cultura e Turismo Miriana Marabissi sono le opere esterne. “Al momento i paleontologi stanno completamento l’allestimento dei pannelli che ricostruiscono la storia dei pezzi esposti nelle teche, sapevamo che rispetto al progetto iniziale il finanziamento regionale era relativo solo ai lavori interni. Sulla sistemazione del piazzale stiamo ragionando insieme alla Società Valnestore, attendiamo un contributo, in fase di approvazione, da parte della Regione per il progetto presentato”. Oggi la struttura è circondata da un velo di breccia sul piazzale anteriore e di erba su quello posteriore, dove ancora si intravede qualche interstizio da colmare alla base della struttura. L’immobile è di proprietà della Valnestore Sviluppo, che cura anche la direzione dei lavori, porta la firma dell’architetto Fabrizio Fabbroni e da quanto si legge nella targa apposta al muro il Museo è stato cofinanziato con fondi comunitari. Il prospetto del primo stralcio funzionale, a seguito dell’aggiudicazione dei lavori edili, ammonta a oltre 3 milioni e 280 mila euro, di cui un milione messo a disposizione dalla Regione, 774 mila euro dalla Provincia e un milione 505mila euro risorse proprie della Valnestore Sviluppo (partecipata a sua volta da Comunità Montana, Provincia e dai Comuni di Panicale e Piegaro). I lavori sono partiti il 24 marzo 2003 e prevedevano il taglio del nastro sedici mesi dopo, vale a dire nell’autunno 2004. Di fatto, da quanto si evince in una relazione tecnica, i lavori sono terminati a metà estate 2007. Al piano seminterrato dalle vetrate si scorgono ancora materiali edili pronti all’uso, ma questi locali a destinazione tecnica faranno parte di un ulteriore stralcio del “work in progress”.